logical 8 / 10 07/12/2010 03:14:20 » Rispondi Servillo non è l'Uomo tranquillo del clichè americano sognato da John Ford, ma quello del clichè italiano aggiornato all'ecomafia: siamo gli eterni ed infidi restoratori d'Europa, amiamo le donne finchè non abbiamo questioni più importanti da fare e la famiglia di sangue ha la precedenza su tutto. Ma la condanna alla storia, alle tare e ai nostri vizi banali è gestita con grande piacere sfruttando il confronto con la Germania operosa e perennemente all'oscuro. La splendida fotografia di Gergely Pohárnok e il montaggio di Giuseppe Trepiccione danno grande freschezza al racconto che non è solo affidato all'eterno Servillo ma si arrotola anche sulla faccia e sul corpo di Marco D'Amore e Francesco Di Leva. E' bello il tempo che non passa per nessuno, la vita che ha sempre e solo un destino qualunque cosa succeda, bellissimo usare un Pastore morente come walky-talkie per Dio. Ossigenante.