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POTICHE - LA BELLA STATUINA regia di François Ozon

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jack_torrence     7 / 10  25/11/2010 01:59:06Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ironia, recitazione caricaturale molto "à la ozon", un cast eccellente (fatta eccezione per Depardieu un po' fuori dal coro), sarcasmo a volte graffiante altre volte più "telefonato".
Insomma ci si diverte, molto, in modo sempre arguto e leggero al contempo.

Verso il finale il film attua una lieve sterzata in campo politico; e pur restando sempre legato alla politica sin dall'inizio (ma con una ironia dissacratoria rispetto alla dicotomia ideologica destra-sinistra), suggerisce qualcosa in più: e diventa - sottotraccia - assai amaro.
La rivincita femminile-sta mi è parsa qui spuntata, perché mascherata da trionfo femminile entro una logica tutta maschilista della società.
Non ho visto trionfare l'elemento femminino in Suzanne; c'è naturalmente qualcosa in più dell'idiozia incarnata dal marito...ma nel suo metodo non c'è qualcosa di radicale e nuovo, c'è solo l'originalità rispetto alla se stessa di prima (ovvero la donna-bella-statuina).
La donna che vince le elezioni (a "destra"), dopo aver quasi per caso polverizzato la suddetta dicotomia ideologica, è il prototipo (nel 1978) di certe figure vincenti di donne in politica, il cui primo clamoroso esempio è una certa Thatcher.

Ambiguità di una commedia scanzonata sì, ma che un'interpretazione seria, e non banale, sull'evoluzione rapporto fra i sessi negli ultimi decenni la dà eccome.
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  29/11/2010 14:56:11Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sempre gran commento, Stefano. Sulla tua ultima frase, direi che la filosofia di Ozon (e dell'autore della pièce teatrale da cui è tratto il film) è molto chiara e semplice: più potere a donne e gay = società più creative, produttive e giuste. Ma parlare di gaypower o di womenpower in questi tempi di crepuscolare machismo ostentato sa tanto di "flowerpower"!!!... :)
jack_torrence  29/11/2010 15:41:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie Luca
Però ho più di un dubbio sulla tua interpretazione. Ritengo infatti che il film sia pessimista: e che il potere conquistato dalla Deneuve alla fine, non sia affatto progressista, e non prometta niente di diverso da una società maschilista in cui le donne per inserirsi in maniera vincente debbono adottarne le regole, apparentemente scompaginando le carte, ma in realtà senza modificarne la struttura di fondo.
Secondo me è cambiata la facciata, non la sostanza, alla fine del film.

Però non conosco benissimo Ozon e non potrei essere certo che questa mia interpretazione corrisponda alla sua visione delle cose.
(Non so nemmeno se è gay, Ozon)


Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  11/01/2011 05:52:28Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Oh, Ozon è gayissimo!
In realtà la contrapposizione proposta nel film e nella pièce è tra potere gerarchico-verticistico-sopraffatorio (il maschilismo) e quello compartecipato-orizzontale-creativo (femminile). L'amarezza del film che tu giustamente rilevi sta nel fatto che il secondo soccombe comunque sempre al primo (e noi gay ne sappiamo qualcosa, visto che lo viviamo quotidianamente sulla nostra pelle...)
jack_torrence  12/01/2011 00:46:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Caro Luca, io sono uno strenuo amante della sensibilità femminile (che - soprattutto grazie al cinema - considero affine quella dei gay, pur non conoscendola molto io direttamente, perché stranamente non ne conosco che uno, un compagno d'università che ho perso di vista), e probabilmente ho una mia parte "femminea" di cui vado orgoglioso e che tra l'altro è molto apprezzata dalla mia compagna. E ti confesso - e qui vengo in tema - che sul mio vecchio posto di lavoro, un ufficio pieno di gente omofoba (di destra), alcuni colleghi particolarmente cretini si divertivano a prendermi in giro dandomi del gay. Non lo ritenevo un insulto, anche perché tutto sommato era un'ironia tollerabile: più che altro però complicava relazioni professionali che fossero serie e "compartecipate, orizzontali", mentre lì tutto era "sopraffatorio" al massimo.
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  15/01/2011 11:11:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Oddìo... e qui tocchi un tasto dolentissimo: l'aderenza agli stereotipi. Ma hai centrato il punto focale: se una persona di sesso biologicamente maschile (etero o gay poco importa) accetta e sviluppa anche la sua parte femminile, apriti cielo! Ricordiamoci che nella nostra cultura il femminile è associato al peccato, alla tentazione, al demoniaco (pensiamo all'iconografia di Adamo ed Eva o a quella che circonda la *******), per cui la Donna (e il femminile) non possono che essere Pu**ane (e quindi diavoli tentatori e dintorni da cui il Maschio deve ben guardarsi) o Madonne Vergini (dunque pure e distaccate dal mondo a cui il Maschio deve tendere anche se la sua natura di "eterno cacciatore" lo farà "inevitabilmente" fallire)... E' evidente che la complessa realtà di noi esseri umani è ben diversa da una visione così semplicisticamente duale. Ma vallo a spiegare in giro... :((
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  15/01/2011 11:13:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mi è stato asteriscato M-a-d-o-n-n-a ma non Madonne... Mah! Da quando è una volgarità!?
jack_torrence  15/01/2011 13:25:50Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sì, tutto molto vero, assai profondo e giusto; impostando il discorso da un punto di vista di sensibilità femminile non incentrata sui risvolti socio-culturali legati alla sessualità, che mi puoi dire?: perché secondo te la sensibilità femminile è vista con una certa superiorità o mera incomprensione, da parte degli uomini, e - quando si rivela anche in parte in un uomo - arriva ad apparire ridicola, assomigliando ad omofobia anche laddove l'uomo in questione è eterosessuale?
E' solo probabilmente un retaggio di secoli in cui la "virilità" e le virtù annesse (di potenza e di dominio) erano considerate superiori?
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  16/01/2011 12:11:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Caro Stefano, qua stiamo sul complesso andante... Anzitutto vorrei farti notare che l'omofobia (e il razzismo in generale di cui l'omofobia è una categoria specifica) non sono solo di destra ma albergano ben dissimulate anche "là dove non dovrebbero esserci": la differenza sta nel fatto che a destra spesso te lo dimostrano più platealmente, a sinistra con molta più ipocrisia e mellifluità. Detto tra noi: preferisco uno che mi dica in faccia "brutto fr*cio schifoso" a chi mi dice "sai, nulla contro i gay: ho tanti amici che sono così, però... (e qui inizia l'elenco di tutte le cose che non dobbiamo fare e di tutti i riconoscimenti sociali che non dobbiamo rivendicare conditi spesso dalla ciliegina del "rispetto della scelta che avete fatto", come se uno possa decidere il proprio orientamento sessuale!!!)"...
Per rispondere sinteticamente alla tua complessa domanda io ho maturato un'impressione: la sensibilità femminile è stata sempre percepita come superiore da noi maschi. Questo atteggiamento ci mette però automaticamente su un piano di intrinseca inferiorità; per (tentare di) compensare il quale ci siamo inventati nei secoli mille e mille meccanismi di brutale dominio e repressione del femminile. Il problema è che non solo non abbiamo migliorato le cose, ma anzi abbiamo permesso al femminile di diventare sempre più forte perché chi è costretto e abituato a soffrire deve sviluppare tutta una serie di astuzie e contromisure per poter sopravvivere. Le categorie da sempre oggetto di repressione (culturale prima, psicologico-sociale poi e talvolta anche fisica) continuano a non morire e a ripresentarsi -sempre più disturbanti per la maggioranza- proprio perché hanno affinato tecniche di sopravvivenza forgiate nella sofferenza della repressione. In questo donne, gay e lesbiche sono esattamente sullo stesso piano.
Il grande punto debole del maschile sta nella sua rigidità e difficoltà di adattamento (soprattutto culturale), laddove il femminile è molto più pronto a modificarsi per meglio adattarsi. L'origine di questo "male culturale" sta probabilmente nella fusione tra cultura giudaico-cristiana e di una parte (principalmente quella stoica) greca che hanno fondato un archetipo basato sulla differenziazione-contrapposizione sessuale (ma non solo) rinnegando la precedente visione del mondo che considerava modello da raggiungere l'ermafrodita, cioè quella creatura che è entrambi i sessi sia psicologicamente che biologicamente. Dal punto di vista linguistico non è un caso che sia scomparso il genere neutro, da noi arbitrariamente tradotto in maschile, per esempio.
Personalmente sono molto pessimista: l'irrompere del femminile nella nostra cultura scatenerà prima o poi una forte reazione di difesa dell'altra parte i cui primi prodromi possiamo già toccarli con mano. Riusciremo a far dialogare le due parti in modo da farle crescere entrambe valorizzandone le specificità e contaminandole? Me lo auguro, ma dubito che ciò avverrà (se avverrà) in maniera indolore.