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REQUIEM FOR A DREAM regia di Darren Aronofsky

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Jolly Roger     9 / 10  04/06/2016 10:53:25Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Requiem for a Dream può avere un doppio significato. Da una parte, è la morte dei propri sogni, che si scontrano con una realtà diversa, il fallimento. Dall'altra parte, è l'evocazione di una condizione di sonnambulismo, in cui le persone si cullano nei propri sogni provandone godimento, senza però poterli o volerli realizzare per davvero, finendo quindi per restare intrappolati in una condizione di sospensione: bimbi in posizione fetale che galleggiano in una melmosa placenta fatta di illusioni e bugie, mentre il mondo reale, anziché avvicinarsi come la luce alla nascita, si spegne come un ricordo alle spalle.
Bimbi si nasce, sognando. Ma bimbi, in un certo senso, si muore anche, e sempre sognando. Sognando quel che è stato, quel che purtroppo non è stato, quello che avrebbe dovuto essere, quello che non potrà mai più essere.
Tra nascita e morte, un'infinità che passa in un soffio, vissuta annaspando alla ricerca delle redini dei nostri sogni per tirarli dentro nella vita reale, mentre le Parche tirano dalla parte opposta le fila della vita, togliendoci il tempo.
"Tanto c'è ancora tempo", pensiamo, ogniqualvolta compiamo uno di quei tanti gesti quotidiani e rituali che, singolarmente, sono piccoli ed insignificanti, ma che, ripetuti tutti i giorni, migliaia di volte, ci sospendono in una condizione di cadaveri immersi nella formaldeide. Accendiamo un'altra sigaretta, o peggio ancora ci droghiamo, cambiamo canale su un altro programma di cui non ci frega un ca.zzo, apriamo il frigo e ingurgitiamo cibo di mer.da, beviamo un altro bicchiere, buttiamo il tempo nel cesso sorridendo a persone che, sotto il velo dell'ipocrisia, odiamo profondamente. Ma c'è ancora tempo, pensiamo. Siamo come amebe in un limbo, crediamo di essere ad un passo dai nostri sogni soltanto a causa dello stordimento provocatoci dalle schifezze che consumiamo. Quelle stesse schifezze che, invece di aiutarci a conquistare i sogni, ce li stanno bruciando. L'eroina, la cocaina, l'alcol, la tivù, il cibo, il fumo, il sesso a pagamento…sono tutte droghe, non c'è differenza. Persino le passioni possono diventare una droga, quando si esagera.

L'aspetto geniale di questo film è che riesce a trasmettere tutto questo in maniera eccellente, sorretto da una colonna sonora fantastica, da personaggi la cui tragicità è profonda ma anche comune (il monologo dell'anziana signora è qualcosa che spacca il cuore).
Un film amaro.
Tuttavia, non ritengo che il film voglia rappresentare un quadro generale, ma solo uno spaccato. Non è la fine del sogno americano in senso lato (che è finito, ma per altri versi). E' sempre infatti evidente che le persone, nel film, possono scegliere il loro destino. Le responsabilità di quel che accade sono sempre e comunque dei protagonisti (a parte, forse, la signora anziana) e non dell'ambiente che li circonda. Non ho visto qui una critica alla società che divora i suoi cuccioli, ma la rappresentazione cruda di come la natura umana possa rivelarsi debole ed autodistruttiva, votandosi ai bassifondi del degrado più sordido anziché all'altezza dei propri sogni. La critica sociale, semmai, risiede nel mostrare che non vi è alcun salvagente, che vi sono tanti virus ma pochi anticorpi.
Quando ci sei dentro, sei dentro da solo. Che quel "dentro" sia la droga, la solitudine o altro, sono solo caz.zi tuoi, la gente farà vuoto intorno intorno a te, si sposteranno e ti guarderanno cadere.