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REQUIEM FOR A DREAM regia di Darren Aronofsky

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Matteoxr6     7 / 10  26/02/2015 17:19:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Tipico, anzi, atipico film in cui della trama, in sé e per sé, non ce ne deve fregare nulla, è inutile. L'asse portante è la madre, la cui storia parallela del figlio è solo in secondo piano, a mio avviso. La vicenda della dipendenza da droga è solo una parallegoria di una dipendenza più grande, o meglio, di un dramma più grande, che porta alla ricerca sempre più neubosa di un "dream", cioè una serenità, un appagante riequilibrio: vendiamo questa droga, faremo i soldi e così poi saremo a posto; seguo le istruzioni del televenditore, dimagrisco, rimetto il vestito rosso, sarà tutto come prima, quando c'era mio marito, quando avevo ancora mi figlio a casa, uno scopo, un principio e fine di serenità. Nella vicenda del figlio, lo scopo e il principio sono la droga, ciò che essa comporta, comporterebbe in tutti i risvolti (i risvolti nella storia di Sara sono anche la "benevolenza" delle "amiche", per esempio. Da qui anche la componente sociologica che viene messa in evidenza), che invece si rivela un "requiem", un periplo infausto, meccanico e fatiscente.

Per questi motivi ho trovato il film interessante, ma ovviamente non mancano le critiche: regia troppo autocompiaciuta dove a volte sarebbe servito altro; recitazione di Leto scarsina (tralasciamo il doppiaggio milanese che abolirei per legge: la doppiatrice di Marion è da ergastolo) e dipendenza dei ragazzi molto da rivedere (avrebbe aiutato lo svolgimento e la riuscita della pellicola senz'altro); sviluppo della trama che a metà film, se non fosse per l'azzeccatissima madre, avrebbe fatto un secco salto nel vuoto, prima di poter sperare di riprendere decentemente quota.
Insomma, il sette che do mi fa rimanere comunque perplesso.