caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

VIVERE - IKIRU regia di Akira Kurosawa

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Tumassa84     9½ / 10  30/10/2010 05:20:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
AVVISO CHE QUESTO COMMENTO CONTIENE NUMEROSI SPOILER

Ikiru è un film che lascia nello spettatore un segno indelebile; un'opera magnifica, toccante, lucida, magistrale e disillusa sulla vita e sulla morte, lasciataci dal maestro Kurosawa Akira. Shimura Takashi interpreta, in maniera sublime, Watanabe, un uomo di mezza età come ce ne sono tanti, che ha speso la propria vita in un noioso e insulso lavoro da impiegato comunale per crescere un figlio irriconoscente. Un giorno, però, scopre di avere un tumore allo stomaco e che gli rimane poco tempo da vivere. Comincia così a pensare e a riflettere sulla propria vita, rendendosi conto di tutto il tempo che aveva sprecato: la sua sfida, così, è quella di riuscire a vivere intensamente almeno per quel poco tempo che gli è rimasto. I primi tentativi, ovvero cercare di godersi la vita mondana e provare a stringere una relazione con una donna, non gli daranno i frutti sperati. In realtà la risposta era sempre stata vicino a lui, solo che l'esser succube di un sistema che porta al lassismo generale lo aveva reso cieco. Bastava impegnarsi nel proprio lavoro al cento per cento, che motivi per vivere con energia ce ne sarebbero stati a bizzeffe; e così decide di prendere a cuore la richiesta, sempre ignorata, di un comitato per la costruzione di un parco giochi per bambini, nonostante ciò lo porti a scontrarsi con i poteri forti della città. E qui Kurosawa tira fuori il colpo di genio, perchè invece di mostrarci il protagonista assurto a nuova vita (l'happy birthday non a caso viene cantato il giorno in cui egli capisce come spendere i suoi ultimi mesi) ci porta direttamente al suo funerale, e solo tramite le parole dei suoi colleghi e alcuni brevi flashback potremo ricostruire il periodo mancante. E i colleghi più parlano di Watanabe, più se ne commuovono e comprendono che anche loro dovrebbero imparare la sua lezione e iniziare una nuova vita prendendo a cuore i problemi della gente. Ma è nell'ultima, disillusa scena che Ikiru si eleva allo status di capolavoro: alcuni cittadini si recano all'ufficio da questi impiegati "redenti", ma la loro richiesta viene di nuovo rimbalzata esattamente come accadeva prima. Un collega, quello che era stato più toccato dalla vita/morte di Watanabe, si alza, fa per dire qualcosa, ma le occhiate di tutti lo respingono dietro la pila di documenti e scartoffie, dove si va a nascondere anche l'occhio triste della telecamera. Triste messaggio che ha una duplice valenza, e si rivolge indirettamente anche allo spettatore: dopo la visione di questo film egli probabilmente sarà toccato e farà varie riflessioni sulla propria vita, ma è quasi sicuro, sembra dire Kurosawa, che da domani mattina tornerà ad essere quello di prima e a ripetere i soliti errori. Fino a quando non scoprirà (o capirà) che gli rimane poco da vivere.