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HEREAFTER regia di Clint Eastwood

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kafka62     7 / 10  18/04/2018 12:02:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Clint Eastwood è un uomo estremamente modesto oppure estremamente astuto. L'aver inserito tra le passioni del protagonista, il sensitivo George, uno scrittore come Charles Dickens (in una scena contrapposto addirittura a William Shakespeare) è a mio avviso una vera e propria dichiarazione di intenti. A Eastwood, in buona sostanza, non interessa (o vuole far credere che non gli interessa) fare cinema "alto", cinema "d'autore", bensì cinema popolare, semplice, diretto, un'arte senza fronzoli proprio come quella dell'autore di "David Copperfield" e "Oliver Twist", che possa essere facilmente compreso dal pubblico senza per questo sacrificare la dignità estetica di un abile artigianato: in una parola, classico. "Hereafter" è quindi classico, e molto hollywoodiano, anche. Il soggetto (esiste un aldilà? E com'è? Anche se a dire il vero a Eastwood queste domande interessano meno delle ragioni che spingono la gente a porsele) è infatti molto "mainstream", basti pensare a un film recente come "Amabili resti"; inoltre l'universalità di personaggi, ambienti e situazioni facilmente riconoscibili e in grado di far scattare l'empatia in un vasto pubblico (anche se l'aver messo nella stessa pellicola lo tsunami asiatico e gli attentati di Londra grida vendetta!), e la trama, in cui i dolori e le sofferenze dei personaggi si stemperano nel lieto fine (sebbene le ultime scene – e in particolare il bacio tra il sensitivo e la giornalista francese – siano decisamente le più deboli e stucchevoli del film – mancava solo che il piccolo Marcus venisse adottato dalla nuova coppia!), sono quelle che si riscontrano in tante pellicole americane di livello medio. Di suo, Eastwood ci mette una morale nobile e non ambigua (è meglio dedicare la propria vita agli affetti terreni che inseguire i propri cari nell'aldilà: è la posizione espressa da George, che getta alle ortiche il proprio "dono", da lui considerato una "condanna", per fuggire dal fratello senza scrupoli per non dover tornare all'odiato lavoro di veggente), una sequenza iniziale (quella dello tsunami) da antologia per la sua incredibile verosimiglianza e per il suo pathos, e dei personaggi descritti con partecipazione ed affetto (a parte un unico stereotipo, il cuoco italiano). Fatta la tara dei suoi innegabili difetti, "Hereafter" rimane un buon film, anche se non all'altezza dei capolavori del regista americano. E non importa se con un soggetto del genere (in cui ha un'importanza ragguardevole il caso) Krzysztof Kieslowski avrebbe probabilmente girato una pellicola di ben diverso spessore: Clint Eastwood – non dimentichiamolo – non è uno Shakespeare, ma soltanto un onesto Dickens!