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HEREAFTER regia di Clint Eastwood

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Invia una mail all'autore del commento LukeMC67     8½ / 10  20/01/2011 22:40:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Here-After", letteralmente: "Qui e Dopo". La vera sorpresa di questo film è che si parla molto poco di aldilà mentre ci si sofferma sul "dopo" di chi rimane "aldiqua", sia esso uno scampato da una immane catastrofe (la giornalista di France 2), sia esso un bambino che ha perso il suo fratellino, sia essa una mamma che non si rassegna alla perdita della figlia piuttosto che il marito roso dai sensi di colpa dopo la perdita della moglie.
Dopo un grandioso inizio di stampo spielberghiano (forse l'unico vero momento del film in cui il produttore di Eastwood ha messo veramente bocca insieme al socio di sempre Frank Marshall), il film prende una piega del tutto inaspettata, muta decisamente ritmo e si preoccupa di mostrarci tutta la sospensione psicotemporale che l'elaborazione del lutto provoca in chiunque sia passato per un'esperienza di profonda perdita. E proprio nell'alternanza tra i ritmi concitati che coincidono con i momenti del trapasso e la esasperante lentezza della quotidianità più banale, spesso da riempire come si può (anche con un improbabile corso di cucina italiana) che si gioca la profondità del film di Eastwood. Qualcuno ha criticato il finale: attenzione, l'happy end dell'iperbole scelta dagli sceneggiatori è solo apparente; il protagonista forse per la prima volta cessa di avere visioni certe riferite ad altri per entrare in quella dimensione onirica nella quale immaginiamo quel che ci piacerebbe ma che non è affatto detto che si concretizzi realmente. Non sapremo mai come andrà il loro incontro perché la realtà -come la morte- è conoscibile solo da chi la vive al momento e sfugge tanto ai "guardoni dell'aldilà" come ai sognatori dell'aldiqua. Ma guai a non porsi domande su cosa ci aspetta dopo, così come guai a rinunciare ai nostri sogni!
Un film dunque non sulla morte -che qui viene trattata serenamente come dato oggettivo da accettare e basta, anche nella sua brutalità- né sui riti che accompagnano chi se ne va crecando di consolare e di far continuare a vivere chi resta -tutti trattati con estrema delicatezza, bellissima la scena del funerale cattolico del bambino cui si alterna un rito presumibilmente indiano- ma su ciò che la morte provoca intorno a sé. Eastwood, che sta usando la sua vecchiaia come una seconda opportunità di giovinezza creativa, non ha alcuna paura di mettere in scena il dolore quotidiano che insidia e rode svuotando di senso le giornate in attesa di darne un altro non appena la ferita è sufficientemente rimarginata da permettere a chi ne è colpito di rialzare la testa e di riaprire il cuore: per questo il film può risultare insopportabile. Perché è tremendamente vero e sincero.
Una pellicola che si ama o si odia, che non ammette vie di mezzo esattamente come la vita e la morte.
Ottima la regia (come sempre), ferma la direzione degli attori, tutti ben in forma. Una nota di merito a Cécile de France la cui bellezza e bravura "bucano lo schermo", esaltate dalla provvidenziale assenza di doppiaggio che ci permette di apprezzarla in pieno. Ma toccante è anche Matt Damon e soprattutto sono i fratellini con la loro mamma davvero alla deriva. Così come terribile è l'arrivista e materialone personaggio del fratello di George, perfetto esempio di mercificazione della nostra società che ha completamente bandìto la morte dalla vita rendendoci tutti sempre più impreparati a elaborare i lutti che ci colpiscono. Grande lezione umana, prima che di cinema, Clint! Alla salute dei tuoi quasi 81 anni!
patt  21/01/2011 11:13:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
complimenti, bellissimo commento e come a jack mi piace molto la tua descrizione del finale perchè è esattamente come l'ho percepita io.
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  22/01/2011 15:24:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie, Patt!
amterme63  21/01/2011 08:35:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bellissimo commento, Luca. Sottoscrivo tutto. Anche io non avevo pensato a tanti aspetti e significati del film che tu hai colto molto acutamente. Bravissimo. Ci sentiamo presto per discutere a quattr'occhi.
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  22/01/2011 15:23:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Puoi contarci, Luca!!
Invia una mail all'autore del commento PIERLUIGI T.  21/01/2011 21:09:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Come ho già scritto in passato il finale è pura poesia... La mente che finalmente si libera dell'immagine della morte per tuffarsi in fotogrammi di vita. Tutti abbiamo provato quel sogno che accompagna l'inizio di un innamoramento, istanti di interminabile emozione che ci regalano l'illusione di ciò che potrebbe essere. Clint ha pennellato questa scena con una delicatezza ed una bellezza veramente uniche.Dovremmo tutti cercare di accantonare l'inquietudine dell'incerto(in questo caso la morte) e vivere questa vita pienamente. In fondo è questa l'unica certezza.
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  22/01/2011 15:19:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Caro Pierluigi, mi trovi completamente d'accordo con te. Va detto, a onor del vero, che io sono reduce da un recente grave incidente stradale, dunque ho visto questo film con gli occhi di uno "scampato".
Invia una mail all'autore del commento PIERLUIGI T.  22/01/2011 15:28:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non so quale fosse la tua vita "precedente", ma sono sicuro della pienezza di quella che stai vivendo adesso..... Anche se non ti conosco ti auguro tanta fortuna per il tuo proseguo. Alla prossima
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  23/01/2011 02:36:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ti ringrazio infinitamente Pierluigi e ti contraccambio. Arrossendo pudicamente un po'...
jack_torrence  21/01/2011 01:09:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grande! come sempre Luca.
In particolare ti ringrazio x questo spunto, che non avevo colto: "il protagonista forse per la prima volta cessa di avere visioni certe riferite ad altri per entrare in quella dimensione onirica nella quale immaginiamo quel che ci piacerebbe".
Ma anche su tutto il resto mi trovi assolutamente d'accordo.

L'unica cosa che mi rode un po' dentro è l'eccesso di verosimiglianza nelle "percezioni" di Damon, in particolare quelle riguardanti il fratello del ragazzino.
Secondo me è sin troppo indubitabile che Damon sia un "vero" veggente. Dubbi a riguardo il film non ne mostra, anzi mostra certezze. E questo punto non credo sia secondario nel giudicare il valore del film (perciò non sono sicuro che per me sia davvero un 8 pieno, per come intendo io gli 8 - pur avendogli dato questo voto, a caldo).
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  22/01/2011 15:15:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Caro Stefano, la tua osservazione è giusta e mi ci hai fatto pensare (mi sa che lo vado a rivedere domani, 'sto film!!). Io credo che la "certezza delle percezioni" di George-Damon servano da contraltare proprio alla scarsa decisione del carattere di George e soprattutto all'incertezza dell'immaginazione finale, apparentemente "travestita" da certezza anch'essa. Quel dolly che si allontana inesorabilmente inghiottendo i dialoghi tra lui e la giornalista e poi anche loro stessi come figure umane tra le altre, ci indica che le cose "normali" sono molto meno certe di quelle che classifichiamo come "paranormali", supportate come sono dalla volontà di crederle tali (è il meccanismo della fede, in fondo). George diventa definitivamente "umano" e "mortale" quando smette di essere "indubitabilmente veggente". Io l'ho vista così...