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HEREAFTER regia di Clint Eastwood

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JOKER1926     6½ / 10  14/10/2011 02:01:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il punto di coesione e di innesco dell'ultimo lavoro del sapiente Clint Eastwood è quello, tanto poco agognato talaltro, della morte.
Morte intesa, nel film, come biglietto, "lasciapassare" temporale; c'è chi muore per sempre e chi fortunatamente o sfortunatamente ritorna indietro percorrendo lidi ignoti e del tutto paurosi.

La regia di Eastwood interseca vite travagliate di tre personaggi, un sensitivo, un bambino e una giornalista sopravvissuta ad una catastrofe naturale.
In "Hereafter" in effetti si respira sempre un'area abbastanza triste ove traspare silenziosamente un grigiore di animo che rappresenta per l'appunto la morte; le prodigiose inquadrature fanno il resto, cioè giocano un'altra carta, quella di innalzare al massimo l'alone mortuario del prodotto.
Dopo questa analisi però emergono anche i limiti del prodotto di Eastwood, insomma "Hereafter" pecca nella mancanza di enfasi e di spettacolarità utile e indispensabile (quasi sempre) nei film.
Da una regia blasonata dopotutto ci si aspetta maggiore "agonismo" e tempra, invece no.
Il regista americano decide per un film asciutto e poco "rumoroso" con sequenze afflitte e indolenti che svolgono funzioni precise nel lavoro cinematografico, esse devono "appesantire" l'umore di chi osserva il tutto.
"Hereafter" regala il meglio di se nel finale, quando le vite dei personaggi potranno, in qualche modo, trovare un punto di contatto e magari una prospettiva di luce nelle proprie menti, nei loro corpi...

"Hereafter" parla, se vogliamo, di vite parallele, di una religione "vaga" e non specificata, in primo piano un "destino" forse (addirittura) manipolato e corrotto, in senso benevolo anche da un misero cappellino, metafora di tante cose...

Nella cinematografia del cineasta americano generalmente si trovano film "universali" dotati di ritmo incalzante e di storie di grosso fascino mediatico, si può dire, tranquillamente, che "Hereafter" si allontana dalla sublime routine di Eastwood per approdare in campi di riflessione e di amarezza, film non per tutti.