caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

RASHOMON regia di Akira Kurosawa

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Dom Cobb     8 / 10  31/08/2018 01:07:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Tre individui si incontrano sotto il portico d'un tempio per ripararsi dalla pioggia: due di loro, un monaco e un boscaiolo, raccontano al terzo di un processo a cui hanno entrambi partecipato come testimoni -un processo riguardo l'uccisione di un samurai e la violentazione della donna che questi proteggeva...
Il cinema giapponese non nasce con "Rashomon", né in generale con Akira Kurosawa; ciò che nasce con essi è piuttosto la notorietà a livello internazionale del cinema nipponico e i lavori del cineasta, che finirà col diventare ben presto uno dei più imitati e influenti in tutta la storia della settima arte e che opera l'uscita dall'ombra dell'industria cinematografica del suo paese, fino a quel momento sviluppatasi in modo isolato. "Rashomon" non è il primo tassello della sua ricca filmografia, ma ne costituisce in ogni caso uno dei più apprezzati, anche se non conosciuto allo stesso modo di altri suoi "capolavori".
Nonostante il cinema rappresenti la mia passione, non ho mai provato una forte attrazione per film di provenienza orientale, più che altro perché sono a livello di struttura e di mentalità così drasticamente diversi dal cinema occidentale, cui sono invece abituato dalla nascita; e anche se questo aspetto si è fatto vivo più volte anche durante questa visione, ciò non mi ha impedito di apprezzare l'opera in sé comunque. E l'elemento più interessante che ha colto il mio interesse fin dal principio è proprio la storia, cosa rara per un film; ancora più delle (rarissime) scelte stilistiche o dell'abilità degli attori.
Con "Rashomon", Kurosawa affronta un tema che, per quanto ne so, mai finora è stato toccato, almeno non in maniera significativa, ossia la relatività della verità; e lo fa con l'escamotage più semplice e diretto, e proprio per questo più efficace di tutti, della narrazione soggettiva.


Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER

Per ben quattro volte si assiste alla stessa scena, e ogni volta le carte in tavola vengono rimescolate; viene lasciato intendere forte e chiaro che, se i testimoni fossero stati di più, altrettante sarebbero state le versioni. Perché la verità non è unica e inconfutabile: la verità è quella che noi scegliamo, quella che ci fa più comodo al momento, quella che ci arreca meno danno. Ed è affascinante il modo in cui Kurosawa va ancora oltre, usando l'intera storia come pretesto per indagare alcuni dei lati più oscuri (e più positivi) della nostra natura umana.


Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER

Ne emerge un quadro intrigante, dove l'intento non è né glorificare, né condannare alcun particolare aspetto dell'animo umano, quanto piuttosto disegnarne una specie di affresco, un insieme di chiazze bianche, grigie e nere, dove spetta a ciascuno di noi decidere cosa credere e trarre le dovute conclusioni.


Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER

La potenza del tema trattato e l'efficacia dell'esecuzione riesce in maniera egregia a controbilanciare alcuni piccoli difetti: il film non dura molto, meno di un'ora e mezza infatti, eppure a tratti sembra il doppio. Il ritmo con cui si dipana la vicenda infatti è a dir poco letargico, perdendosi spesso in lungaggini inutili e pause infinite fra una battuta e l'altra, per non parlare di scene di duello non della migliore qualità che non finiscono mai. Gli attori fanno il loro dovere, ma l'unico a spiccare fra tutti è Toshiro Mifune, istrione al limite del pazzoide; forse l'unica altra capace di lasciare un certo impatto è l'attrice che interpreta la donna violentata, molto brava a trasformarsi da una versione all'altra.
Simili difettucci mi impediscono di gridare al capolavoro, ma nonostante tutto, questo primo assaggio della filmografia di Kurosawa mi ha abbastanza soddisfatto: se il livello di qualità dei suoi prossimi lavori sarà uguale, se non superiore, ne sarà valsa sicuramente la pena.