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RASHOMON regia di Akira Kurosawa

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Zazzauser     10 / 10  07/02/2021 18:31:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Capolavoro senza tempo di Kurosawa. Una lucida ed ispirata introspezione sulla psiche umana, sul processo epistemologico della ricerca e della ricostruzione della verita' e sulla fondamentale ambiguita' del concetto di verita' stessa, sulla fede nell'umanita' in un Giappone appena uscito da una guerra devastante, sul vizio, sulla virtù, sulla giustificazione morale. Le tre versioni della "storia orribile" sono totalmente contraddittorie ma su una cosa non differiscono: nessuna, per assurdo, punta ad una proclamazione d'innocenza ("non ho ucciso io il samurai") anzi sembra rivendicare senza problemi il gesto; tutte d'altro canto puntano alla costruzione di una realta' dei fatti edificante, onorevole per i loro portavoce, che li legittimi a mantenere intatta la propria immagine idealizzata. Davanti a sé stessi principalmente, o al massimo davanti a noi spettatori: in quel giardino di tribunale non si vedono giudici né corte, solo tre persone che cercano di raccontare e raccontarsi, in cerca di un assoluzione morale molto piu che legale, come su un palco e non come sul banco degli imputati.
Ci pensera' il punto di vista del boscaiolo, pare testimone oculare della vicenda, a fornire una quarta versione, che getta una diversa luce sui personaggi, per nulla aderenti a quell'ideale romantico fin ora delineato. Ma e' credibile la sua versione? D'altronde "Gli uomini sono tutti deboli, per questo devono mentire".
Kurosawa porta ai massimi livelli il meccanismo del narratore inaffidabile, veicolando in termini puramente cinematografici la sua riflessione sull'indagine della verita'; quello che ci viene mostrato e' a tutti gli effetti il racconto di un racconto passato attraverso vari livelli di referenza e per questo nulla di cio' che ci viene mostrato, a parte i tre personaggi sotto il Rashomon colpito dall'incessante pioggia, assurge allo stato di infallibilitá. Gli uomini non sono in grado di dire la veritá, perché dovrebbe riuscirci il cinema?
Anzi é solo grazie a un meccanismo, a un processo logico inconscio, che la versione finale in termini cronologici la identifichiamo con la versione "finale" in senso stretto: il boscaiolo, quello che "non voleva essere coinvolto", quello che ruba lo stiletto imperlato, e' inaffidabile quanto gli altri. Non possiamo neanche sapere se sia un testimone oculare effettivo. Potrebbe mentire, ma non perche' sia malvagio - non c'entra la cattiveria dell'animo nel processo mentitorio - ma perche' e' debole e pavido esattamente quanto gli altri. Forse non ci sono banditi forti, virili, folli ma d'onore come Tajomaru ne' donne scioccate dalla vergogna e dagli sguardi di disgusto dei mariti, ne' samurai che preferiscono il seppuku all'onta del tradimento. O forse sí: questo statuto di falsificabilitá totale che permea il film non permette all' "ultimo racconto" di essere quello definitivo, anche se questo procedimento narrativo/filmico verra' poi ripreso dal cinema successivo come espediente per il disvelamento della verita' dei fatti ("ah, ecco com'é la storia"..)
Un grande film di Kurosawa, quello che per primo permise al cinema giapponese (pur forte all'epoca di nomi come Mizoguchi e Ozu) di fare breccia nel pubblico europeo, scritto, recitato (non solo Mifune), fotografato in maniera impeccabile