caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

UOMINI DI DIO regia di Xavier Beauvois

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Invia una mail all'autore del commento kowalsky     8 / 10  02/11/2010 20:27:06Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Tutto quello che ci restava da fare era vivere" (cit.)

Devo ammettere di avere un debole per i film che trattano le problematiche religiose e della coscienza umana, e fin dal trailer avevo visto Uomini di D.io come una versione mistica del Deserto dei tartari del nostro Dino Buzzati.
A dirla tutta, dopo aver visto il film, l'accostamento non mi sembra affatto insensato, anzi.
Un film non facile, occorre essere provvisti di una vera e propria partecipazione (o fede?) ma se dovessi imputargli un difetto direi che la visione manichea della spiritualità suscita a tratti qualche perplessità.
Tecnicamente il film funziona come un orologio svizzero: un'emotività in crescendo, scandita dai rituali dei frati, con atmosfere che sembrano rubate al "Nastro bianco" di Haneke, anche se le immagini e i personaggi ricalcano il cinema complesso di Bresson - v. il frate dubbioso della propria fede come ne "Il curato di campagna" - e soprattutto il cinema di Dreyer.
"L'ultima cena" dei confratelli, che passa da un forzato ottimismo allo smarrimento "terreno" per la loro indubbia sorte, ricorda - per l'uso della mdp e i volti espressivi degli interpreti i terribili preti inquisitori di Dies Irae.
Ma qui la scena si ribalta, perchè il film esplora cautamente le contraddizioni della fede, con i canti religiosi che accusano gli "infedeli", e l'utopia di perseguire un Credo universale e magnanimo verso tutti i tipi di dogma, senza traumi nè reazioni.
C'è tutta l'ambiguità di un D.io che sollecita il martirio ("morire per la mia fede in questo momento non dovrebbe impedirmi di dormire" cit.).
Vi siete mai chiesti perchè, da Bunuel a Herzog, ricorre così tante volte, e in maniera più o meno metaforica, la citazione del cenacolo???
Il film è comunque splendido, perchè esibisce la debolezza di uomini davanti alla paura della morte, o mentre celebrano passivamente una vocazione - incrollabile? - che non sanno essi stessi spiegarsi.
Una vocazione chiusa nel rassicurante rapporto con la comunità, ma altresì chiusa nelle spire di un convento che diventa quasi una FORTEZZA DELL'ANIMA roccaforte di uno spirito esule dal dominio (il)logico del Male.
Solo in un caso si parla di un D.io che accetta nel suo regno martiri di ogni tipo, poveri e diseredati, ma è come una dichiarazione priva di intenti, lasciata smarrire nel dubbio della cosiddetta "vita eterna".
E non appena il meccanismo si spezza, è come assistere al suicidio inevitabile del sacrificio di una vita, non della sua resa ingiustificata.
Alimentato fin dalle prime sequenze da quell'alone di morte costante e spaventoso, "Uomini di Dio" è una delle più efficaci riflessioni sulla fede del cinema contemporaneo.
Superbi gli interpreti, su tutti Lambert Wilson, e un meritato premio a Cannes
ughetto  07/11/2010 23:19:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
perchè ricorre? perchè è uno dei luoghi più significativi del pensiero del mondo che tutt'ora, alla stregua dei più grandi classici, continua a provocare e a chiedere un'elaborazione, si abbia o meno una fede (ammesso che il concetto di fede abbia veramente un significato). Comunque: grazie per il bel commento, andrò a vedere il film.