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UOMINI DI DIO regia di Xavier Beauvois

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Invia una mail all'autore del commento LukeMC67     9 / 10  29/12/2010 02:02:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Film tesissimo, come una corda di violino che è in grado di sprigionare la melodia più affascinante ed emozionante.
La cinepresa di Beauvois affresca degli autentici quadri e quando si muove lo fa con movimenti puliti, discreti e decisi, pronti a descrivere e contenere tutto quel che serve per capire la situazione descritta.
L'alternanza continua di contemplazione, violenza, tormento e serenità interiore danno al film un ritmo emotivo talvolta insostenibile. Il tutto in apparente contrasto con la staticità formale di molte sequenze: in questo sta la sua genialità e la sua (notevole) profondità.
Forse troppo "ecumenico", in realtà sa mostrare perfettamente come la furia ideologica riesca sempre a distruggere quel che la bontà del quotidiano sa costruire. E come spesso bastino il rispetto e il semplice buon senso (o il senso della misura) per gettare ponti solidi tra diversità.
Notevolissimo lo scandaglio psicologico che Beauvois e i suoi attori -tutti perfetti- riescono a dare ai vari personaggi: di ognuno sembriamo saper tutto della propria esistenza e della propria interiorità. Dai piccoli gesti quotidiani fino al rapporto con la propria fede passando per il proprio carattere, nulla sfugge allo sguardo partecipato, pudico ma profondissimo di Beauvois al dramma di un pugno di uomini che sa realizzare una vera empatia cristiana nei confronti della gente di un modesto villaggio algerino e che cede di fronte alla cieca violenza del fanatismo.
Tre almeno le sequenze da antologia del Cinema: l'arrivo e il sorvolo insistentemente minaccioso di un elicottero militare sulla chiesa nella quale i frati pregano per poi stringersi in un canto che scacci la loro comprensibile paura; l'ultima cena dei frati accompagnata dalla musica sublime e struggente del "Lago dei Cigni" di Tchaikowskij (ogni volto esprime tutta la gamma dei sentimenti umanamente possibili, davvero una delle più sconvolgenti cose che abbia mai visto al cinema); l'insistita inquadratura finale che ci mostra i monaci portati a morire mentre spariscono tra la neve insieme ai loro aguzzini: fa più male di mille atrocità mostrate esplicitamente.
Nessuna apologia religiosa: i frati e gli imam messi in scena da Bauvois sono umanissimi, pieni di dubbi e contraddizioni emotive; nessuna polemica "coloniale": il problema dell'occupazione francese in Algeria è evocato in modo asciutto e con una particolare attenzione agli effetti ambigui che ha prodotto mettendosi nei panni di chi subisce tali ambiguità; nessun nichilismo di fondo: alla sopraffazione dell'odio risponde la forza della debolezza dei monaci. A ricordarci che ci sono situazioni della vita nelle quali non possiamo controllare tutto, ma che la nostra parte va fatta comunque fino in fondo; il resto è un adagiarsi ai capricci del Fato o al volere di Dio.
jack_torrence  10/01/2011 00:39:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Complimenti Luca, grazie alle tue brevi e profonde righe ho rivissuto il film e l'ho persino apprezzato ancor più di quanto avessi fatto allora, in sede di recensione. Davvero un gran film, che merita di essere rivisto e amato.
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  11/01/2011 05:39:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
A rischio di sembrarti stucchevole, ti confesso di aver letto con estrema attenzione la tua recensione prima di vedere il film. Poi, complice il ritardo con cui è stato proiettato qui a Macerata, l'ho riletta a distanza dopo aver visto il film e devo dire di aver apprezzato ancor più la tua straordinaria capacità analitica: complimenti davvero, Stefano.
Mi sembra che stilisticamente siamo esattamente complementari: tanto preciso ed esteso analiticamente tu, quanto emotivo ed ellittico io. Sbaglio?
jack_torrence  11/01/2011 13:12:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Eh, grazie, ...davvero.
E'un piacere sapere di essere apprezzato in questo modo, quasi me ne stupisco, ma con piacere certo!
No non credo che sbagli... Perlomeno è un fatto che io sia analitico (e vorrei essere sintetico), tu invece possiedi nei commenti che ho letto la capacità di spiegare le cose come nelle classiche recensioni dei giornali, in cui non si sottopone al lettore una lunga analisi ma un breve testo che contenga il più possibile: e la tua capacità di dire tanto in poche righe è molta. Fai riferimenti di sostanza con proprietà di linguaggio.
Io probabilmente mi devo liberare dagli scrupoli di dover segnalare tutto quello che annoto, e di dover "giustificare" (quasi) ogni tesi che espongo!
Ciao
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  15/01/2011 10:53:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Se vuoi "asciugare" lo stile, questo va bene; ma se devi "sacrificare" qualcosa assolutamente no!! Non privarci del piacere di (an)notare tutti gli aspetti e i dettagli che sai cogliere, guai a te!!! :))
jack_torrence  15/01/2011 13:30:19Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Be' allora penso che commenti o recensioni tenderebbero a mantenere la loro lunghezza! :-) Infatti, riguardo a me, lo stile mi dispiace meno della prolissità...perciò, se non devo sottrarre i dettagli... :-D
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  16/01/2011 02:33:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Se quello è il tuo stile, è giusto che rimanga così, allora. Quando sentirai di cambiarlo, lo farai naturalmente.