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UOMINI DI DIO regia di Xavier Beauvois

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Invia una mail all'autore del commento pompiere     8 / 10  09/05/2012 17:07:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Come se stessero seguendo i ritmi di clessidre invisibili, otto monaci benedettini conducono la loro opera missionaria con la buona frequenza degli orari delle messe. Suonano le campane, compongono incurvati sulla scrivania, leggono il Corano e le lodi di San Francesco d'Assisi, dispensano scarpe nuove alla piccola comunità islamica che li circonda. "Des hommes et des dieux" sceglie coraggiosamente di ispirarsi ai fatti di cronaca avvenuti a Tibhirine (Algeria) nella prima metà del 1996. E lo spirito di temerarietà fa sì che vengano inseriti nella tessitura del racconto alcuni gesti pragmatici come scavare, spalare, costruire, ma soprattutto vivere in mezzo alla gente che ha bisogno.

Tra gli abitanti il piccolo monastero c'è Luc (Michael Lonsdale, l'abate Abbone de "Il nome della rosa"), medico vegliardo alle prese con una faccenda ben più spaventosa degli omicidi e dell'Anticristo medioevale. Qui infatti è chiamato a contribuire con la sua opinione e saggezza a un incombente problema "diplomatico": il terrore integralista che vede coinvolti, tra gli altri, anche il padre superiore Christian (il bravo Lambert Wilson) e Christophe (l'ottimo Olivier Rabourdin).

Archetipo del dovere e del sacrificio umano, il loro arare e seminare è un'opposizione pacifica ai terroristi. È la scelta di una vita ascetica che si contrappone alla violenza. Rastrelli contro armi da fuoco e coltelli. La voce che intona canti gregoriani al Signore (mentre i monaci si muovono seguendo atteggiamenti che danno l'idea di una forza potentissima) riesce a coprire i rumori minacciosi di un elicottero pronto a colpire.

Qualcuno si fa prendere la mano dalla superbia, e quasi supera il limite della bestemmia, descritta grazie a uno stile narrativo azzeccato che è una continua resurrezione: frugale e cerimonioso in certi frangenti, si fa carico di passioni insospettabili in altri. Un'oasi nel deserto del cuore degli uomini. Il furore embrionale di Xavier Beauvois ha il suo risvolto nel rifiuto di belligeranza, soprattutto durante il periodo natalizio: è una posizione ricercata di voluta impotenza, nell'intento di ispezionare fin dove possa spingersi la virtù del Cristo-Uomo.

Non sarà facile dimenticare le vicende di questo eremo visto come avamposto e non come semplice occasione di rinuncia. La posizione dei monaci è quanto di più vicino si possa ottenere attraverso la ricerca della spartizione della solidarietà: non viene escluso nessuno dalla pietà dei religiosi. Ottenendo così l'impronta di un cinema che si rivela come pensiero spirituale dall'impietosa potenza poetica.