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I PROTAGONISTI regia di Robert Altman

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Beefheart     8 / 10  22/03/2007 16:59:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ottimo film che, oscillando tra noir e commedia, gioca felicemente col soggetto di cinema sul cinema, o meglio, sulla politica e la filosofia cinematografica di Hollywood. Filososfia che, rinomatamente, impone quei clichè narrativi modaioli che garantiscono l'efficacia economica di un film, piuttosto che artistica. Altman, ovviamente, propone il tutto con personalissimo senso critico e, dall'inizio alla fine, non si/ci risparmia nulla in materia di polemica ironia ed amaro sarcasmo. La storia, come lo stesso regista ama sottolineare per bocca dei suoi personaggi, è apprezzabile in quanto molto semplice, riassumibile in meno di 25 parole, accattivante, maligna ma senza degenerare e verte sulle faticose vicende alle quali un affermato produttore cinematografico, un "addetto ai lavori", deve fare fronte quotidianamente allo scopo di mandare avanti il pachiderma hollywoodiano. Intuibilmente la selva dei protagonisti rispecchia una società arrivista, prettamente materialista, indifferente a tutto ciò che non ha un ritorno produttivo, quindi è avulsa da ogni aspetto morale e/o artistico fine a se stesso. Quasi nessuno tra i personaggi è prevalentemente "positivo", se non chi dice di non amare il cinema e quindi di non averci nulla a che fare o, addirittura, chi ci muore per gli effetti collaterali del proprio dissenso artistico. Chi non aderisce ai capisaldi della buona produzione, che necessita di sesso, violenza, divi e lieto-fine, non ha chance e, a volte, nemmeno vita lunga. Molti scrittori e sceneggiatori vedono infrangersi le loro aspettative su questi scogli manageriali e a volte, come in questo film, riescono persino a coltivare qualche lieve, estemporaneo, filo di speranza, che illude momentaneamente prima di venire repentinamente stritolato dall'ingranaggio della macchina dei soldi, che alla fine domina sempre imperante. Sin dalla primissima scena, una interminabile, magistrale, carrellata di 7 minuti, non si assiste ad altro che ad una precisa sequela di efficacissimi attacchi, frontali e non, allo show-biz delle grandi case produttrici; per farlo Altman si avvale della generosa collaborazione di decine e decine di mitiche star del grande schermo che, a quanto pare, si sono felicemente prestate, a "paga sindacale", ad interpretare se stessi nel proprio habitat. Non manca neppure il doveroso omaggio al Cinema con la "C" maiuscola rappresentato, in questo caso, da "Ladri di biciclette" cui il protagonista assiste in un cinema di periferia. Insomma un film saturo di maestri e maestria, comparse e citazioni, ironia e contraddizioni, finalizzato a mettere insieme quanto di buono esce da Hollywood, allo scopo di colpire Hollywood. Un film capace di soddisfare i cinefili convinti e compiacere a tutti gli altri. Veramente meritevole.