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I PROTAGONISTI regia di Robert Altman

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ULTRAVIOLENCE78     7½ / 10  31/08/2008 20:11:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Altman, valendosi di una pletora stratosferica di "stars", ci consegna la sua testimonianza sulla realtà che si cela all'interno della rilucente e patinata confezione del cinema hollywoodiano. Una realtà dominata dalla precarietà e dall'opportunismo, in cui la carriera di ciascun soggetto dipende dalle decisioni (arbitrarie) altrui. Ne emerge una dimensione di forte instabilità, in cui ogni individuo percepisce la propria impotenza e l'incapacità di determinare il proprio percorso: ciascuno è legato a fili mossi da altre persone, che a loro volta da "manovratori" possono ritrovarsi inopinatamente a diventare i "manovrati". Così come il finale di un film dipenderà dal soddisfacimento degli interessi di chi è in alto nella gerarchia di quel sistema "perverso" che è la produzione cinematografica, così anche il corso "perverso" della vita reale di un soggetto risulterà alla mercè di chi, pur di garantirsi il proprio profitto, non si farà scrupolo di ingerirsi nella sfera privata altrui modificandola a proprio piacimento.
"The player" non è certamente un capolavoro, né è dotato di quella straordinaria forza corrosiva che ha caratterizzato altre opere del regista americano (quali "Nashville" e "America oggi"), ma rimane pur sempre un film da non trascurare e per la sua arguzia e per per gli spunti interessanti che offre. Da ricordare, inoltre, il famoso lungo piano sequenza iniziale (9 minuti), omaggio all' Orson Welles de "L'infernale Quinlan" e all'Hitchcock di "Nodo alla gola". Ma i tributi ad altri autori (tra cui De Sica e Pollack) non si fermano qui, e tra tutti spicca quello al Wilder di "Viale del tramonto", il cui respiro sembra attraversare tutta la pellicola di Altman.