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TARZAN regia di Chris Buck, Kevin Lima

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Dom Cobb     7 / 10  06/11/2014 17:46:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Una famiglia inglese composta da un padre, una madre e un neonato naufraga sulle coste dell'Africa, dove si stabilisce vivendo alla giornata. Quando i genitori vengono uccisi da un leopardo, il neonato viene adottato da una famiglia di gorilla, fra i quali cresce dolorosamente consapevole della sua diversità e costantemente disprezzato dal padre adottivo nonché capo della comunità...
L'ultimo lungometraggio Disney ad emergere dal periodo rinascimentale della premiata ditta rappresenta il primo tentativo di trasporre sotto forma di cartone animato le storie del celeberrimo personaggio creato da Edgar Rice Borroughs e già interpretato innumerevoli volte nel corso dei decenni sullo schermo da attori vari, anche se rigorosamente in carne ed ossa. Si tratta di una mossa audace per la Disney, l'occasione di sviluppare una storia dalle tinte più serie ed adulte del solito, senza per questo incorrere nelle controversie che Pocahontas o Il Gobbo di Notre Dame avevano suscitato. Peccato che si tratti di un'impresa tutto sommato poco riuscita.
Partendo dai lati positivi, c'è da dire che l'animazione viaggia su livelli spettacolari come non se ne vedevano da Il re leone: grazie non solo a uno stile visivo che offre tutto lo splendore e il mistero della giungla africana, ma soprattutto all'ausilio della computer grafica e della tecnica del "Deep Canvas", che permette la creazione di sfondi uguali a quelli fatti a mano, con l'aggiunta di un vasto raggio di movimenti di camera capaci di catturare in modo impeccabile la sensazione di "volare" attraverso la giungla.


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La storia, purtroppo, è dove iniziano i problemi, per la maggior parte imputabili non tanto ai contenuti in sé, quanto al modo in cui viene narrata: a differenza di altre trasposizioni, infatti, quella disneyana tenta di sfruttare la vicenda di Tarzan per porre domande non indifferenti sull'identità (uomo e bestia possono davvero convivere in una persona?) e sulla famiglia (che cosa rende una famiglia veramente una famiglia?), e di tanto in tanto si percepisce qualcosa che vada molto vicino a un qualche sviluppo di questo tema. Eppure, per la maggior parte del tempo tali spunti vengono completamente soffocati da un ritmo davvero troppo veloce,


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complice anche un abuso di canzoni che, piuttosto che permettere un'analisi dei personaggi avanzando la storia nel mentre, servono unicamente a compiere innumerevoli montage e balzi in avanti per condensare la trama in meno di un'ora e mezza di durata.


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Di conseguenza, le suddette tematiche vengono per lo più sorvolate per lasciare spazio a numeri musicali o sequenze ideate per far ridere ma che non divertono quanto dovrebbero;


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e, quando si ha il tempo di menzionare tali tematiche, esse sono affrontate con insoddisfacente superficialità, con dialoghi che definire didascalici sarebbe un eufemismo. E dal'inizio alla fine si ha la sensazione che la narrazione proceda per accumulo di situazioni e che le varie scene si susseguano in modo casuale piuttosto che per una naturale progressione della trama: prova ne sia la presenza di ben due villain principali nel corso del film.


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E anche i personaggi sono abbozzati in modo piuttosto approssimativo, ad eccezione del protagonista, relativamente simpatico quando la storia gliene concede il tempo, e di Jane, esilarante variante della donzella in pericolo.


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Poi, naturalmente, c'è il cattivo, deboluccio e poco carismatico, forse uno dei più dimenticabili della vasta galleria di villain disneyani; e neanche le spalle comiche ricevono le spazio che dovrebbero, anche se quelle poche scene che hanno basta per capire che non sono un granché.
Così, in questa struttura narrativa che di certo necessitava qualche revisione, si salvano solo un paio di scene genuinamente emozionanti,


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ma non sono abbastanza per risollevare l'andamento zoppicante della narrazione: ciò che davvero riesce a coprire in minima parte queste vistose falle sono alcune delle canzoni di Phil Collins, che canta anche nella versione italiana.
In conclusione, Tarzan resta un discreto film, che aveva l'occasione di essere un grande film e invece risulta una specie di occasione mancata. Per quanto mi riguarda, è il meno riuscito dei lungometraggi del Rinascimento Disney, sebbene sia guidato da nobili intenzioni, e in un certo senso preannuncia la qualità progressivamente inferiore della maggior parte dei film che seguiranno.
Dom Cobb  06/11/2014 17:49:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
VOTO: 6.5