kafka62 7½ / 10 07/04/2018 10:53:59 » Rispondi 1+1 può fare uno? Nella aritmetica tradizionale forse non è possibile, ma in un film, La donna che canta, che è un problema dalle molteplici incognite, la soluzione è proprio questo paradosso matematico. Non è un'opera semplice quella di Denis Villeneuve, fatta com'è di continui salti temporali e di una vicenda che richiede almeno una conoscenza sommaria delle guerre libanesi degli anni '70 e '80, eppure è un'opera chiara come un teorema euclideo e universale come una tragedia greca. Non è un caso che Jeanne sia una matematica e che la storia richiami alla mente l'inconsapevole incesto tra Edipo e Giocasta narrato da Sofocle. Del resto "Incendies" (questo è il titolo originale) è un testo teatrale che, pur nella sua contemporaneità, ha delle radici molto profonde. E' per questo che il dolore di Nawal è quello di tutte le "madri di guerra" e che la ricerca, da parte dei due gemelli rimasti orfani, di un padre e di un fratello che non pensavano di avere
(e che alla fine si rivelerà essere la stessa persona)
è prima di tutto una ricerca di senso sulla immane sofferenza che la guerra semina per il mondo. "La donna che canta" è un film di alto valore civile, ma è anche una pellicola che, sia pure sobriamente e senza sentimentalismi, sa parlare al cuore, che non si arresta di fronte al pudore di certe situazioni-limite, e che anzi spinge i suoi personaggi in un arduo percorso di formazione (che è anche un viaggio, non solo metaforico, nella terra delle proprie origini) che li porterà alla fine a fare i conti con la propria coscienza e con quella collettiva di un popolo a cui sono legati da inestricabili legami che neppure la morte può spezzare. E' infatti solo con il suo testamento e con le ultime volontà esaudite dai figli che Nawal potrà finalmente avere un nome sulla tomba e lanciare forte e chiaro il proprio messaggio di pace e di amore troppo a lungo rimasto inespresso.