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LA DONNA CHE CANTA regia di Denis Villeneuve

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Spera     7 / 10  12/04/2018 14:03:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Buon film che narra le vicende di una madre e una figlia alle prese con la ricerca della medesima persona a distanza di 30 anni.
Un dramma famigliare che ha come sfondo la difficile situazione politico/religiosa del medio oriente, nello specifico parliamo del Libano.
Il film è costruito bene e la vicenda mantiene incollati per le due ore e passa di durata, incastrando tutti i pezzi del puzzle alla perfezione e andando avanti indietro nel tempo in modo da raccontare le due storie parallele di madre e figlia.

La regia è gradevole ma in qualche frangente scricchiola: per esempio sulla continuità del montaggio e delle location: quando la madre arriva al villaggio distrutto, un momento prima passa davanti a un magnifico strapiombo e si vede palesemente che è girata in un luogo diverso dal controcampo precedente, dove sullo sfondo avrebbero dovuto trovarsi degli ulivi.
Sono state accostate due parti di paesaggio girate in luoghi diversi per rendere più suggestivo l'arrivo al villaggio con uno strapiombo spettacolare.

Anche la sceneggiatura, nonostante la storia sia molto interessante, è piena di forzature e di incongruenze soprattutto con il giungere dell'improbabile e a dir poco assurdo finale che mi fa scendere di almeno un voto e mezzo:


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Perdonatemi ma questa scelta è un espediente narrativo troppo forzato a mio parere (raccontato in questo modo) e serve solo per creare il pathos e l'emotività delle fin troppo gratuitamente drammatiche sequenze finali ma non è per niente credibile.
Cioè fatemi capire:


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A parte che non mi tornano alcune cose sull'età dei personaggi e sull'invecchiamento del primo figlio ma è tutto troppo assurdo per essere vero.
Questo colpo di scena a effetto dovrebbe condurci al finale del film, la parte più buonista e strappalacrime che meno ho digerito in quanto l'elemento scatenante è, appunto, forzato e non plausibile rendendo non sinceri i sentimenti degli ultimi 20 minuti di film.
Quindi non fa emozionare perchè è artificioso nella sua costruzione, diversamente dal resto del film.

Peccato perchè fino alla scoperta del colpo di scena gli avrei dato almeno 8 e mezzo: crudo, realistico e molto drammatico, se avesse portato avanti il racconto in questa maniera sarebbe stato grandioso, ma poi ci scontra con le esigenze commerciali di voler stupire con il colpo di scena (dettate dall'impostazione classica della sceneggiatura) e di appesantire il carico emotivo rendendolo non più credibile e uniformandolo agli standard.

Il cinema d'autore non ha bisogno di questi espedienti e avevo avuto lo stesso problema con Polytechnique, finale rovinato da un monologo didascalico e forzato.
Peccato, purtroppo non riesco ad apprezzare a pieno questo regista, c'è sempre qualcosa che mi fa storcere il naso, per me ha un problema con i finali (vedi anche "Blade Runner" dove al posto dell'incredibile monologo dell'originale abbiamo una s*****ttata finale degna dei peggiori action); per me la seconda metà della sua carriera è in discesa su tutti i fronti (budget a parte) tanto che non mi è possibile paragonare film come "Arrival" e "Blade Runner" a prodotti di questo calibro o del calibro di "Polytechnique" e "Prisoners".

Da vedere.