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LESLIE - IL MIO NOME E' IL MALE regia di Reginald Harkema

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     4½ / 10  27/01/2015 11:18:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La diabolica figura di Charles Manson è solo il punto di partenza per affrontare un'arringa molto aggressiva nei confronti degli Stati Uniti d'America; una nazione in piena crisi identitaria, sepolta sotto le sue stesse contraddizioni cristallizzate nella politica guerrafondaia di Nixon in profonda antitesi con la devozione ai dogmi cattolici.
Lo spauracchio del comunismo, sempre utilizzato per fini manipolatori, e la guerra del Viet Nam, sempre più lorda di sangue innocente, generano una situazione di preoccupanti tensioni sfocianti nella nascita di alcuni movimenti più o meno pacifici in netto contrasto con le scelte del governo.
Tra questi contestatori si muove la "family" di Manson, una sorta di comune dedita al sesso di gruppo e alle droghe. Un gruppo di ragazzi guidati da un fanatico che in pieno delirio di onnipotenza ideerà una serie di efferati omicidi, tra cui quello di Cielo Drive (con vittima, tra gli altri, l'attrice Sharon Tate) a rimanere indelebilmente impresso nella memoria di tanti.
L'obiettivo si posa su due giovani: c'è Perry, studente modello cresciuto a pane, patriottismo e religione, angustiato dalle proprie convinzioni mentre attende di sposare la sua fidanzata timoratissima di Dio; quindi c'è Leslie, figlia del ceto medio, profondamente scossa dalla separazione dei suoi e da un aborto. I due si incontrano, lui è nella giuria chiamata a stabilire le colpe di Leslie, lei l'imputata seduttrice e subdola. Il fascino del male, del proibito e dell'eccesso colpiscono sino ad un epilogo beffardo, dove nessuno è realmente innocente.
Il potenziale c'era tutto ma la sceneggiatura sfilacciata, i personaggi per nulla approfonditi, la logica temporale modesta affossano una pellicola dai troppi difetti. A lasciare perplessi poi è il piglio grottesco, se vogliamo anche irrispettoso nei confronti delle vittime, a cui aderisce più volte il regista. Un film insipido: banale come thriller, nullo come documento storico, carente sotto ogni punto di vista e fastidioso nel mostrare un'ammirazione neppure troppo velata per Manson.