JOKER1926 7 / 10 05/01/2015 16:03:04 » Rispondi Un primo ma già decisivo segnale emerge dal titolo della fatica di Gaspar Noè dei primi anni duemila, "Irreversible" ha nella sua essenza, nel suo titolo, tutto il male e il paradosso di questo mondo.
Nel film di questo regista particolare c'è un duo abbastanza famoso, si tratta di Vincent Cassel e di Monica Bellucci. Il film comunque, al di la dei suoi attori, vive dentro un piano funesto e apparentemente senza senso specifico.
"Irreversible" in effetti è lontano da qualsiasi concetto legato allo standard; la macchina da presa di Gaspar Noè si muove lontano dalle cose comuni; il montaggio è stile "Memento" e questo significa che lo spettatore è condotto in un contesto alternativo; poi oltre ad ogni artificio registico (inquadrature e montaggio) è introdotto nell'apparato un plot di vendetta e sangue. Le sequenze forti abbondano, la violenza psicologica è quasi sempre presente; forse molla la presa un po' nel finale grazie al gioco a "scalare" dello stesso regista. Si avverte dunque col film di Noè un chiarissimo ma giustificato esercizio di stile, dopotutto un po' fine a se stesso; ma al medesimo tempo per chi piace assistere a storie di violenza artistica (utilizziamo questa sintetica forma) non rimarrà deluso; l'arte a suo modo si muove su fili personali e dunque criticabili fino ad un certo punto. Non è toccata alcuna proiettività eclatante di morale e spiegazione della violenza, e non intendiamo la violenza sinonimo di vendetta ma quella dell'uccisione nel sottopassaggio. Ma quanti film vogliono gravare sul significante? Tanti, e alle volte fanno persino colpo su un pubblico predisposto (ovviamente).