kowalsky 9 / 10 09/07/2007 21:12:17 » Rispondi Certe volte commentare un film che non si vede da tanti anni può essere pericoloso. Scomodo capolavoro di Kazan, per cui il retaggio privato e autobiografico (il tema della confessione e del tradimento, all'indomani del processo nella commissione McCarthy dove lo stesso Kazan per salvarsi la carriera tradì i suoi "compagni") me lo rende ancora oggi anviso e antipatico. Ma come si fa a trovare insopportabile un'opera girata tanto magistralmente, con un Brando letteralmente in stato in grazia, e capace di lasciare il segno anche dopo che le immagini sullo schermo hanno esaurito la loro funzione? Come si puo' dimenticare Terry pesto e sanguinante, ma stoico e mai vinto, in una sequenza che ricorda e forse tributa un vecchio film muto, "Tol'able David", di King Vidor (1920) imperniato su tutt'altro tema (la vita di una famiglia ebrea)? Ed è soprattutto la rappresentazione del mondo portuale il punto di forza del film: un realismo quasi noir che supera di gran lunga anche l'enfatizzazione della vicenda o di certi grandi interpreti (Steiger su tutti). Indimenticabile nella sua giacchetta a scacchi (di flanella? un antenato del grunge suo malgrado?) Brando crea un divismo letteralmente superlativo: diventa l'unico attore la cui immagine è proporzionale allo stile dei suoi personaggi
Marlon Brando 09/07/2007 21:25:41 » Rispondi Grande. Comunque Kazan e Schulberg hanno sempre sostenuto che col film e la loro vita reale non ci fossero legami, ma è difficile crederci. Io il film l'ho visto in inglese sottotitolato e supera di gran lunga la versione doppiata non proprio bene. Te lo consiglio in questa versione in dvd se non l'hai vista.