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ANOTHER YEAR regia di Mike Leigh

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7 / 10  17/05/2011 15:16:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Quattro stagioni,un altro anno che se ne va per Tom e Gerry,coppia benestante e affiatata con un figlio e tanti amici.
La loro casa come punto di ritrovo per anime smarrite,da Mary che vorrebbe finalmente tornare ad amare ed essere amata, a Ken spaventato dal cambiare la propria routine professionale,a Ronnie rimasto vedovo e incapace di badare a se stesso.
Mike Leigh mette in scena il quotidiano scorrere di una famiglia,dialoghi lunghissimi,non sempre facilmente sostenibili ma penetranti nel delineare una credibile complessità umana,individuata attraverso piccoli avvenimenti,frammenti dolorosi che fanno a pugni con la felicità di un'esistenza apparentemente esonerata da ogni preoccupazione.
L'accogliente abitazione della coppia sembra un'isola raggiante in mezzo ad una mare di disperazione e insoddisfazione,impermeabile a quella solitudine che le gravita intorno,dove come naufraghi si ammassano individui dalle storie travagliate alla ricerca di un pizzico di conforto.
Entrare in contatto con questa gioiosa realtà sembra produrre un maggior sconforto dopo un iniziale momento di catarsi,Leigh si fa ambiguamente cinico,sembra mettere in piedi una sorta di autolesionismo perseguito da parte di sconfitti che possono solo toccare per un attimo uno spicchio di paradiso.
Non siamo però di fronte a un registro favolistico tipo "Happy Go Lucky",infatti dietro all'affabile parvenza si nasconde un altruismo fragile e quindi perituro.La gelosia verso ciò che si è costruito e ciò che si ambirebbe origina un attrito che riporta ad una dimensione umana non poi tanto amabile i due coniugi,forse benefattori dal cuore d'oro,più verosimilmente mossi da un conformismo che li spinge all'accoglienza purchè si eviti una contaminazione del loro rassicurante nido familiare.
"Another year" è film appassionato ma non sempre appassionante,il cast prodigioso aiuta Leigh in questa sua interessante analisi seppur corredata da qualche passaggio a vuoto causato dal ponderoso incedere e da una comprensione non immediata,forse perché troppo intimamente legata alle riflessioni del regista.