Constantine 8 / 10 20/04/2013 13:58:44 » Rispondi Il terzo lungometraggio dei fratelli Coen è un tributo al gangster movie ispirato ai romanzi di Dashiell Hammett "Piombo e sangue" e "La chiave di vetro". Un film di genere con un cast granitico, una sceneggiatura densa e intricata ai limiti del sopportabile ed un impianto visivo magistrale. A scatenare tutto una femme fatale che mette l'uno contro l'altro il gangster irlandese ed il suo algido, scaltro e misantropo braccio destro, un grande Gabriel Byrne che fa il verso a Bogart. I Coen riescono ad imporre il loro stile unico all'intera opera, con sequenze degne dei grandi maestri e una sceneggiatura che con maestria, fa scorrere sotto la lente dell'onore, dell'etica e della morale una squallida sfida tra gang incentrata sul tradimento; tra doppie facce, colpi di scena, misteri, fedeltà e false speranze. Le cose migliori la pellicola le offre dal punto di vista dell'indagine psicologica del suo memorabile protagonista, Tom Reagan dovrà fare i conti con se stesso per venire a capo del guaio in cui si è cacciato l'amico/padre Leo, scavando nel suo carattere e chiarendo i suoi sentimenti per Verna oltre che cercando di rimettere in ordine la sua vita, ordine che passa dal suo vizio per le scommesse e sublima con la ossessione compulsiva per il suo cappello, che non farà altro che raccogliere e sistemare in testa per tutto il film. Il personaggio, inoltre, condivide con il protagonista de "Il grande Lebowsky" diverse caratteristiche: sembra super partes, indifferente alla violenza, benvoluto dalla fortuna. La pecca del film è un eccessiva prolissità narrativa ed almeno un paio di vicende che andavano chiarite meglio allo spettatore, l'aspettativa durante la visione cresce a tal punto che il finale risulta alquanto deludente.
"...Nulla è più ridicolo di un uomo che insegue il suo cappello"