caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

ARLINGTON ROAD - L'INGANNO regia di Mark Pellington

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Spotify     7 / 10  25/01/2019 04:01:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Buonissimo thriller di fine anni 90 con un bel cast.
Non è ovviamente il film più originale di tutti i tempi, però la trama intriga e pone lo spettatore di fronte ad un tema non trattato spessissimo, ovvero, quello del terrorismo sovversivo.
La trama vede protagonista Michael Faraday, un vedovo con figlio e una nuova fidanzata. Un giorno, soccorre il figlio dei nuovi vicini di casa, il quale è stato vittima di un violento incidente. Questo avvenimento fa si che Michael stringa un rapporto d'amicizia coi vicini, Oliver e Cheryl Lang. Col tempo, Michael inizia a sospettare che Oliver non sia chi dice di essere e così, inizierà ad indagare sul passato dell'uomo.
Innanzitutto, bisogna dire che questo "Arlington Road" è studiato bene. Questo perché, non si tratta del solito thriller, dove il vicino di casa è il tipico serial killer o quant'altro. Il regista approfondisce il lato psicologico dell'opera, mostrandoci, in più occasioni, il dolore che Michael ancora prova per la perdita della moglie. Questa, tra l'altro, era un'agente dell'FBI, il che è un elemento cruciale all'interno della pellicola.
Vediamo come Faraday, in più occasioni, mostri tutta la sua amarezza nei confronti dell'FBI, che non è stato in grado, secondo l'uomo, di proteggere la consorte.
L'FBI oltretutto, è, secondo il mio punto di vista, messo sotto accusa dal regista: quello che viene criticato, risulta essere proprio il lavoro degli agenti.
La caratterizzazione dei personaggi è buona. Il director traccia un bel profilo sia di Michael che di Oliver. È anche interessante lo sviluppo del rapporto tra i due, rapporto che col tempo, diventa sempre più strano.
Il ritmo è gestito meravigliosamente: la prima del film è abbastanza statica, non noiosa, ma non succede nulla di clamoroso. Eppure, si ha la sensazione che bolle qualcosa in pentola. Infatti, una volta entrati nella seconda parte, si ha una vistosa accelerata. Il film diventa più avvincente che mai, la suspense è moltissima, non c'è un attimo di respiro. Ovviamente, diventa tutto un po' troppo "americano", però va benissimo così.
Tecnicamente, Mark Pellington sfodera una regia eccellente. Bella tesa, pulita, con la tensione costante. Alcuni delle scene più pirotecniche del secondo tempo sono da manuale. Il regista riesce a tenerti incollato alla poltrona.
Il finale poi... che roba gente! Non tutte le pellicole si concludono in modo così spiazzante! Sono rimasto davvero colpito.
Valido il cast: Jeff Bridges in forma, si sbatte, corre, cerca. Una recitazione molto realistica.
Bravo Tim Robbins, il quale all'epoca era alla ribalta per via de "Le Ali della Libertà", uscito nel 1994.
Bella performance, specialmente quando Robbins comincia a fare il pazzoide facendo tutte quelle espressioni da matto. Ottimo anche nei dialoghi.
La sceneggiatura funziona. L'impianto narrativo è solido e lineare. I colpi di scena ci sono, piazzati sempre al momento giusto. Bene la stesura dei protagonisti. I dialoghi sono forse un po' stereotipati ma hanno un bel ritmo.
Tra le cose che invece lasciano a desiderare, ci sono la colonna sonora che è piuttosto anonima. E poi, devo dire che c'è una fotografia orribile. Il film ha l'impronta di un prodotto per la televisione, a causa, appunto, dei colori praticamente inesistenti. All'inizio si fa fatica ad abituarsi.


Conclusione: un thriller davvero ben fatto. Intrattiene lo spettatore nel migliore dei modi. Non è di certo un capolavoro, ma una visione la merita.