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SILVIO FOREVER regia di Roberto Faenza, Filippo Macelloni

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     5 / 10  27/03/2011 23:52:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Opere e omissioni del più grande cialtr... ehm piazzista italiano della storia. E poi? Più che un'ennesima "biografia non autorizzata" il film di Faenza si propone come uno sfottò al delirante giornalino-fetish "Una storia italiana", inviato a milioni di televotanti italiani durante la prima campagna elettorale (io lo strappai e me ne pento, tutto sommato un giorno potrebbe diventare un documento prezioso dell'Italia di oggi).
La prima parte è senza dubbio la più efficace: la voce di Marcorè racconta, con evidente retorica, aneddoti più o meno veri/falsi della gioventù di S., sorta di popstar populista capace di passare dalle canzonette evergreens alla Teddy Reno alla conquista del monopolio finanziario Milanese. Viene da gridare "uno di noi uno di noi", e se il riferimento è Freaks, il film di Browning, il buongiorno dei Mostri si vede dal mattino.
Il punto è che il film è solo una tragica commedia dei giorni nostri, ma potrebbe essere stata scritta vent'anni fa. Lo stile è schematico, frammentario, tanto che si potevano occupare bobine di 10 ore dai filmati di Youtube et similia, senza per questo vederne una grande differenza.
L'ambiguità ideologica fa pensare che anche ai "nemici" questa figura raccapricciante di statista tout-court, festini a luci rosse comprese, susciti un certo fascino.
Il film segue una serie di illazioni francamente discutibili, a parte le registrazioni della D'Addario, a cominciare dalla permanenza alla P2, di cui porta i segni non solo l'insieme delle scelte politiche attuali, ma anche il mausoleo/cimitero a ridosso della sua dimora.
Alla fine, l'Italia è sull'orlo del precipizìo, ma c'è ancora spazio per chi pretende di sognare. Il libero arbitrio concede infatti ai militanti di vivere tutto il tifo esasperato e cieco per la loro Icona. Canta che ti passa...