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DUEL regia di Steven Spielberg

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amterme63     7½ / 10  06/03/2010 23:46:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il film è molto scarno ma molto efficace. Parla di un semplice cittadino borghese che intraprende un lungo viaggio per le strade del deserto del Texas, diretto non si sa bene dove (forse un appuntamento di lavoro, ma nemmeno sappiamo che lavoro faccia), fino a che non incrocia un grosso e vecchio camion da trasporto che viaggia a passo di lumaca e lo ammorba con il gas di scarico. Il conducente del camion non gradisce il sorpasso, lo risorpassa e gli si pianta di nuovo davanti.
E’ Il punto di partenza di una spirale parossistica che arriva a coinvolgere l’esistenza stessa. Il fatto saliente è che l’autista del camion non viene mai mostrato, le sue ragioni rimangono sconosciute, non si arriva mai ad un dialogo o ad un faccia a faccia. Il male e il pericolo quindi non hanno volto, non hanno ragione, non sono inquadrabili e ciò li rende ancora più angoscianti e inquietanti.
Il film è ingegnato in maniera tale da essere come risucchiati nel vortice di ansia, angoscia, paura e disperazione che attanaglia il protagonista. Il ritmo del film è lento e ogni scena è visivamente molto particolareggiata e fatta ad arte per tenere sempre alta la tensione e la suspence. Hitchcock sarebbe stato molto contento di questo film.
La mdp osserva continuamente il protagonista, il quale ci viene presentato come un comune borghese (giacca, cravatta, casetta, moglie casalinga, due figli) anche se un po’ mediocre e fiacco. E’ importante questo “svalutazione” impressa al personaggio, in quanto lo vediamo spesso annaspare in mille risoluzioni contrastanti, prendendone poi una sbagliata o illogica. Il nervosismo, l’ansia, lo fanno apparire “sospetto” agli occhi degli altri, finendo per non essere compreso o creduto e quindi lasciato solo e senza aiuto.
Come spesso succede negli USA, “a mali estremi, estremi rimedi”. Lo sbocco è sempre quello: la deroga alle regole se a “fin di bene” o per la propria sopravvivenza. Uccidere quindi diventa lecito; del resto far apparire il male in maniera astratta e assoluta rende più convincente questa risoluzione.
Spielberg ha dichiarato di avere voluto semplicemente fare un film di suspence; solo che qualsiasi opera d’arte appartiene alla propria epoca e anche se non voluto, ha sempre un risvolto politico. Il camion brutto, retrò sembra quasi simboleggiare le classi sociali basse e “volgari” che cercano di scalzare la classe media. Il fatto che il pericolo sia rappresentato come qualcosa di indefinito e sconosciuto, sembra indicare il sentimento generale di incertezza e ansia che pervadeva l’America agli inizi degli anni ’70, alle prese con tanti cambiamenti sociali anche epocali. Il film contribuisce a definire e ad alimentare questa paura per certi versi viscerale e irrazionale. Poi, si sa, la paura aiuta molto chi vuole impedire, anche con la forza, i cambiamenti sociali. Playboy (la rivista in cui apparve il racconto da cui è stato tratto il film) non è certamente un giornale rivoluzionario.
A parte i risvolti politici, il film è ben fatto e decisamente più efficace di tanti altri film più complessi. Ha solo qualche momento di stanca o di monotonia, ma insomma, guardatelo e non ve ne pentirete.