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HABEMUS PAPAM regia di Nanni Moretti

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frine     8 / 10  31/03/2012 00:42:50Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Una grande, originale idea di Moretti. La corsa al Papato non è solo battaglia politica, ma prima di tutto è battaglia di idee e convinzioni. Ma che succede quando colui che è portavoce dell'idea predominante non se la sente più? Quando un Papa non vuole essere più Papa?
Si ricorre alla psichiatria, ovvio. Ma quando anche questa si rivela insufficiente, allo strizzacervelli convocato per la bisogna non resta che constatare che tutti i cardinali sono più o meno addicted. Dipendenti da benzodiazepine a emivita più o meno breve.
Nella seconda parte, il film indulge a lungaggini sulle varie possibilità di catturare il papa fuggiasco. Tuttavia, la storia rimane intensa e inquietante, grazie anche alla magnifica interpretazione di Piccoli. Da vedere.


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Niko.g  01/04/2012 11:23:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La corsa al Papato una battaglia di idee?? Un Papa portavoce di un’idea predominante?! Ma questo sta solo nella testa di Moretti e di chi non sa cosa sia la Fede. Stai mescolando le ideologie politiche con l’amore per Cristo. Il Cristianesimo propone l’incontro con una Persona, non con una Idea. Se nella crisi di Papa Melville, Moretti avesse evidenziato questo aspetto fondamentale (prioritario ad ogni tipo di attività diplomatica o politica), il suo film sarebbe stato credibile e la rinuncia al trono pontificio non avrebbe condotto un cardinale appena eletto Papa a spasso per i bar della città. Invece Moretti, talmente preso dalla politica e dallo sport, si è messo a giocare con pseudo-cardinali, con la psicanalisi d’accatto e con l’ossimoro del Papa laico.


frine  02/04/2012 03:39:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Veramente sto solo commentando il film, cercando di seguire e comprendere il punto di vista di Moretti.
Se vogliamo invece discutere di storia del Cristianesimo, la prospettiva cambia.
L'istituzione del Papato non è cosa per tutti, né per tutte le religioni. I Musulmani non hanno un Papa, o il suo equivalente, e questa assenza di un Capo religioso inconfutabile crea gravi conflitti all'interno dell'Islam.
Ma all'interno del Cristianesimo, essere Papa è una responsabilità enorme, non sempre accettabile. Celestino V, eletto Papa, abdicò perché preferiva amare e pregare Dio nell'ambiente rassicurante e isolato del monastero di Sulmona. Monastero che io ho visitato, giusto per capire che cosa aveva in mente Celestino V, a quanto pare più propenso all'ascesi che alle responsabilità politiche e di governo.
Storicamente, l'infallibilità del Papa è stata sempre essenziale garanzia della coesione della Chiesa e dell'unità dei fedeli. Ci sono stati Papi ottimi, buoni, meno buoni e pessimi: ma perfino di un Papa come Alessandro VI si può dire che abbia svolto correttamente il suo mandato, perché, pur essendo un personaggio molto inquietante, non creò scismi e non rinnegò la parola di Cristo.
Nel mondo moderno, soggetto a crisi gravissime sia sul piano personale che su quello sociale, si può immaginare che un neoeletto Papa possa andare incontro a una importante crisi di identità. Di solito questo non succede, perché un grave nevrosi può essere prevista. Ma siamo sicuri che non possa succedere mai?
Moretti ha solo proposto una possibilità. Il cardinale Melville è un personaggio tragico, con un super-io che lo tormenta crudelmente. Dove mai si parla di Papa laico?
Poi ci sono i giochi a pallone dei Cardinali, e su quelli anche io ho le mie perplessità.
Niko.g  02/04/2012 14:29:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Io non separerei il punto di vista di Moretti dal significato del Cristianesimo. Infatti è proprio attraverso questo confronto che giudico errato il primo. Non metto in discussione una possibile crisi di identità di un neo eletto Papa, ma il modo in cui questa crisi viene descritta e rappresentata.

Il paragone con Celestino V ridimensiona ancora di più, se possibile, il lavoro del regista. In quel caso infatti si trattava di un frate eremita, totalmente avulso dal percorso che fa un porporato e l'"errore" fu del conclave che, non riuscendo a risolvere la situazione di stallo permanente in cui venne a trovarsi per l’elezione del nuovo Papa e sotto pressioni di natura contingente, optò in modo azzardato per questo monaco. La rinuncia di Celestino V, quindi, va letta nell’ottica della sua totale estraneità all’apparato burocratico della Santa Sede e della sua propensione naturale all’isolamento e all’ascetismo. Insomma, come tu stessa hai evidenziato, non una crisi di fede, ma di ruolo. Qui, Papa Melville, è prima di tutto un cardinale, un uomo che dovrebbe avere un vissuto denso e ricco sia sul piano della maturazione vocazionale che delle esperienze nelle mura del Vaticano e che all’improvviso sembra non sapere né da dove viene, né perché sta lì, né come superare la crisi emotiva. Insomma, affronta la sua crisi come se fosse un normale lavoratore di un’azienda a cui viene assegnato un ruolo dirigenziale, scoprendo di non essere adeguato e di essere affetto da depressione.
Ora, un uomo di fede, come si presume sia un cardinale, di fronte a difficoltà di questo tipo, cerca per prima cosa il contatto con Dìo attraverso la preghiera e non il primo psicanalista che gli si presenta (o che gli presentano) o il rifugio verso remote esperienze giovanili.
Pensiamo se, davanti alle mille difficoltà psicologiche ed ambientali, un Papa come Giovanni Paolo II avesse combattuto la crisi a colpi di sedute di psicanalisi. Suvvia.

Io penso che un regista dichiaratosi ateo, non possa accostarsi in modo corretto a ciò che lui stesso disconosce. Come Pasolini con il suo Gesù. Ne viene fuori il lato umano, istintivo, psicologico, tutto quello che vuoi, ma quello spirituale va a farsi… benedire, prestandosi alle più svariate speculazioni ideologiche.

frine  03/04/2012 01:35:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Cito fra virgolette una tua frase che ho trovato molto convincente: "Insomma, affronta la sua crisi come se fosse un normale lavoratore di un’azienda a cui viene assegnato un ruolo dirigenziale, scoprendo di non essere adeguato e di essere affetto da depressione". Sì è vero, la carriera ecclesiastica non dovrebbe essere paragonata a una carriera laica. Quanto a Giovanni Paolo II, la sua fede era tale da superare il decadimento fisico, gli attentati e qualsiasi altro ostacolo terreno.
Oggi però, in presenza di un Papa ghignante e scostante, costretto di continuo a confrontarsi con problematiche che andrebbero considerate con serena obiettività, e non solo perché vi sono coinvolti fratelli e parenti vari, la visione di Moretti, sospesa fra ironico e apocalittico, mi sembra legittima.

Niko.g  03/04/2012 23:46:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sul ghigno di Ratzinger proprio non saprei cosa dire… in effetti mi era più simpatico il viso tondo e bonaccione di Wojtyla.
E’ curioso però che debba essere criticato duramente proprio Ratzinger che da quando è partito il suo Pontificato ha impresso un cambio di rotta drastico, "randellando" a destra e a sinistra. Lo ha fatto in silenzio forse e per questo la gente abbocca solo ai titoloni scandalistici dei giornali. Dalla condanna del messicano Maciel Degollado, agli italiani padre Gino Burresi e don Lelio Cantini, fino all’annientamento del numero uno (e due) dei monaci cistercensi di Santa Croce in Gerusalemme a Roma (dove erano presenti da oltre dieci anni!) e poi ancora il decreto inappellabile contro don Marco Dessì, don Andrea Agostini, don Fernando Karadima e l’elenco sarebbe piuttosto lungo.
Comunque, visto che si sta parlando del film, picchiare duro contro la Chiesa cattolica da atei è un gioco da ragazzi e Moretti, oramai, è un ometto…
Mi ha fatto comunque piacere questo scambio di vedute con te ;-)