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LATE BLOOMER regia di Go Shibata

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KOMMANDOARDITI     7½ / 10  01/11/2011 20:47:03Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
--- OCCHIO AGLI EVENTUALI SPOILER! ---


Non è propriamente una visione facile e rilassante questa bizzarra pellicola del Sol Levante, tanto coraggiosa nella forma quanto aspra nel contenuto.
Il "late bloomer" del titolo ("osoi hito" in lingua giapponese) è letteralmente "colui che fiorisce tardi o che non è ancora fiorito", al di là di ogni eufemismo poetico una persona che mostra i chiari segni di un grave ritardo nello sviluppo psico-fisico, e chi ne recita il ruolo in questo film è Masakiyo Sumida, non-attore realmente affetto sin dalla nascita da una forma intermedia di tetraparesi spastica.
Sumida, che conserva il suo nome effettivo anche nel film, è un uomo sulla cinquantina pallido e scheletrico, afflitto da gravi e continue contrazioni nervose indipendenti dalla sua volontà ma che riesce per fortuna a curare assumendo giornalmente una pillola di Dantrium; dato il suo mutismo e la scarsa massa muscolare, per comunicare con gli altri utilizza un piccolo sintetizzatore vocale e per gli spostamenti urbani una carrozzina a motore. Nonostante lui sia in larga parte autosufficiente e viva da solo in una villetta monofamiliare, viene prudentemente assistito per qualche oretta della giornata da un'anziana domestica, che s'incarica anche di tenere in ordine l'appartamento. Il tempo lo trascorre quasi per intero tra sbronze colossali in compagnia di un suo amico rockettaro, serate frastornanti ai concerti della punk-band di quest'ultimo e solitarie visioni casalinghe di qualche filmettino hard in vhs.
L'improvviso e inatteso innamoramento per la sua nuova badante, una giovane studentessa entrata da poco a far parte del locale servizio di volontariato, innescherà però in lui un qualcosa di incontrollabile, un tremendo impulso distruttivo rimasto per troppi anni chiuso dentro la sua muta e contratta corazza corporea.
Go Shibata fa parte di quella cocciuta schiera di filmaker convinti che l'orrore più efficace non scaturisca dall'intangibile, dal paranormale o dal fantasmatico ma dalle piccole situazioni giornaliere, da quella micro-fenomenologia umana covo inarrivabile di assurde e ordinarie follie. Il regista sceglie di raccontare una condizione di drammatica disabilità verbale e motoria attraverso l'analogia formale di una quotidianità frammentata e sconnessa e trascina per capelli lo spettatore nella nevrosi sussultorea di una realtà patologica irriversibile e debilitante, cercando di esplorare e tirar fuori i pensieri oscuri e le emozioni recondite che si agitano dietro la maschera deforme e menzognera della Malattia.
Stilisticamente parlando si avverte indubbiamente una chiara tensione espressiva alla rudimentale frenesia industrial tipica della tradizione arthouse nipponica più sperimentale (quella per intenderci di Fukui Shozin e Shinya Tsukamoto), accentuata peraltro dalla crudità appassita di una fotografia digitale spenta e desolatamente ingrigita, ma l'artifico grafico non prende mai il sopravvento sulla narrazione vera e propria, permettendo lo sviluppo di una vicenda analogamente in linea con la perfetta articolazione intellettivo-emotiva del protagonista.
L'autore non da giudizi su nessuno dei personaggi raffigurati, concentrando tutta l'attenzione dei riflettori sull'esplosiva frustrazione di chi vive imprigionato tra le quattro mura di un handicap.
Questa sua opera pertanto non rappresenta un basso tentativo di shoxploitation pornografica Anaru-style e nemmeno un'infiorettatura autoriale da underground duro e puro; a ben guardare ha pochissimo da spartire anche con l'apologo umanistico sulla diversità in cui qualcuno potrebbe identificarlo di sfuggita.
Più semplicemente il film è uno sfogo liberatorio, una violenta bestemmia identitaria urlata al mondo intero.
Nikilo  01/11/2011 21:02:41Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Questa volta Nico mi trovo a dissentire su alcuni punti, come avrai potuto modo di vedere a me il film non ha entusiasmato molto, anzi ha confermato le mie poche aspettative, ti dirò non ho una gran affinità con le pellicole che affrontano questo genere di tematiche.
Ad esempio se il regista ha voluto fare un film di questo tipo quasi a mò di documentario sulla vita di Sumida credo che un motivo ci sarà... La critica al disagio per me è ben presente. Comunque è curioso il modo in cui in questa cicostanza abbiamo letto la pellicola in maniera assai differente! Ti faccio come al solito i miei complimenti, perchè in ogni caso hai saputo cogliere in maniera diversa dalla mia l'essenza di questo film indipendente.
KOMMANDOARDITI  01/11/2011 21:26:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Come ti ho scritto sotto il tuo commento (di cui condivido assolutamente alcuni punti, come in altre occasioni) probabilmente ho dato per scontato che un'opera del genere potesse suscitare reazioni "infastidite", non so se per una forma di egoismo mio soggettivo, che mi porta sempre a credere che esperienze vissute personalmente da me siano all'ordine del giorno anche per tutti gli altri.
Sinceramente non ci ho visto fini retorici di denuncia, condanna o basso sfruttamento orrorifico. Non sarebbe culturalmente e ontologicamente da giapponesi.

Fermo restando che il tuo è un commento molto ben corcostanziato, motivato e ben scritto :)

Nikilo  03/11/2011 15:29:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ti ringrazio Nico! Non saprei, sono rimasto un po' titubante...
76eric  02/03/2012 22:13:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ciao nico, ti ho mandato un altro messaggio di posta, ma non ho visto risposta. Volevo chiederti cosa usi se il torrent non va? Tra l 'altro mi pare che anche il Megaupload è rischioso adesso?