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ESSENTIAL KILLING regia di Jerzy Skolimowski

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elio91     8 / 10  21/03/2013 15:06:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Skolimowski opera di sottrazione: prima di tutto la parola, inutile per il protagonista e la donna che lo aiuterà, riempitivo di chi gli da la caccia; poi l'ambientazione: prima un deserto di pietre, caverne e rocce, poi di ghiaccio, neve e freddo. E ancora, la sottrazione di un facile significato per chi guarda speranzoso Essential Killing cercandovi una denuncia politica.
Vero, il contesto che viene messo in scena è quanto di più contemporaneo possa esserci essendo il protagonista un talebano in fuga da americani e da tutti. Non manca una frecciata forte verso il governo americano e la CIA perché lo stesso Skolimowski ha detto candidamente che aerei americani atterrano a pochi chilometri da casa sua in Polonia quando di basi USA, teoricamente, non dovrebbero esserci. Ma la critica politica passa in secondo piano grazie al minimalismo introspettivo che il regista regala con grazia e potenza: tralasciando le scene di tortura prima della fuga, il resto è un continuo ribaltarsi di ruoli da preda a cacciatore e viceversa, fino a fondersi entrambe, per il protagonista ovvero un grandissimo Vincent Gallo che deve fare tutto con la sua fisicità, con i grugniti, i lamenti, i pianti, la mimica facciale e sottraendo qualunque parola sia essa di minaccia, rabbia, gioia o ringraziamento. Ci riesce in pieno e con lui Skolimowski, che arriva alla radice stessa dell'essenza dell'uccidere (dell'essenza, dell'uccidere) in un crudele e naturale gioco di sopravvivenza.
Alcune scene colpiscono profondamente, ad esempio l'avido allattamento privo di qualsiasi sottinteso sessuale (o magari no) o il cavallo bianco "sporcato" di sangue sul finale. Una sorta di estasi, un viaggio all'interno di una mente e una cultura lontanissima sradicato in un luogo a lui estraneo, ma però di fronte alle intemperie tutto: convinzioni, religione, preconcetti si svuotano e resta solo l'uccidere prima di essere ucciso. Per il resto non pare esserci spazio a parte nel finale, quasi mistico nella sua semplicità (e nonostante i sogni pure essi surreali e mistici del protagonista in cui riascolta il muezzin recitare il Corano).