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BOB IL GIOCATORE regia di Jean-Pierre Melville

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Invia una mail all'autore del commento anthonyf     9 / 10  26/04/2012 18:51:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Quarto lungometraggio di Jean-Pierre Melville, nonché suo prima opera noir, "Bob le flambeur" è un film davvero indimenticabile, prevalentemente notturno nell'ambientazione, reso molto suggestivo da una fotografia di Henri Decae grigia e malinconica, di notevole espressività visiva, e da una regia precisa ed accurata in ogni movimento della macchina da presa del suo regista. Molto brillante è anche la leggera ironia di fondo che, di tanto in tanto, contorna la pellicola in alcune sequenze, ironia che discosta leggermente il film dagli altri noir dell'autore, specialmente nel finale, in quanto in esso è la 'casualità' a far sì che Bob ricominci a giocare, infrangendo una promessa che egli si era fatto interiormente, e che, paradossalmente, ricominci a vincere, riacquistando lentamente, come in una lotta estenuante contro se stesso, denaro e dignità un tempo perduti. Un'altra particolarità del film è il fatto che per il 'caso', per la 'fatalità', non si giunge, alla fine, al classico 'unhappy end', la tipica parabola noir che si conclude male, come nel bellissimo "I Senza Nome" o come nello stesso "Frank Costello Faccia d'Angelo", dove il Samurai affronta il suo destino, cercando di sedurre la Morte, bensì "Bob il giocatore" è uno dei pochi film dove il nostro eroe (SPOILER) si salva, proprio perché, dimenticandosi dell'ora, non prende parte alla rapina e fa saltare il banco del casinò, guadagnando ciò che intendeva rubare. Molto interessante è anche il fatto che con l'avanzare della narrazione, come in ogni opera di Melville, il film si apre su scenari sempre più ampi e indistinguibili, soprattutto nell'ultima mezz'ora, con il colpo di scena finale inaspettato e con l'emblematico simbolismo melvilliano nelle scenografie domestiche e negli interni del Casinò, attraverso inquadrature sinuose ed ondulate sul banco da gioco, semplicemente sublimi, in cui si avverte già il senso di una rivincita interiore che Bob, dolorosamente, è risoluto a prendersi. Melville fa, come sempre, il suo mestiere, riuscendo a compattare in modo perfetto tutta la materia che ha a disposizione, arrivando anche in un certo senso a limare i piuttosto dialoghi rigidi di Auguste Le Breton e rendendoli più originali e divertenti, aiutato anche da una recitazione fine e di alto livello, guidata da interpreti come Roger Duchesne, magistrale nelle vesti del nostro 'giocatore' e come Guy Decomble, molto a suo agio nelle vesti del commissario di turno, alquanto differente come figura dalle altre interpretazione di uomini dalla parte della legge, come quella spietata di Paul Meurisse in "Tutte le ore feriscono…l'ultima uccide!" e, per citarne altri, come il freddo François Perier 'senza nome' di "Frank Costello" o come il glaciale Bourvil de "Le Cercle Rouge". Se poi il nostro cineasta, ha a disposizione per il suo noir anche un'ottima colonna sonora di Eddie Barclay in stile jazz, e dei suggestivi e curati set che ricostruiscono i quartieri di Montmartre e Pigalle, ancor meglio.