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HARRY POTTER E I DONI DELLA MORTE - PARTE 2 regia di David Yates

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Weamar     9½ / 10  15/07/2011 00:58:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ed eccoci qui. L'ultima avventura di una saga che ha segnato l'era di una intera generazione.
Se da una parte c'è lo sconforto per una fine imminente, ma comunque necessaria, dall'altra c'è un misto di tensione e felicità che si amalgamo perfettamente. Come lo Yin e lo Yang. Il giorno e la notte. Perché i libri della Rowling non sono stati altro che questo. Un continuo ossimoro giocato sull'ombra e sulla luce delle persone. Dove tutto può diventare "sereno" grazie ad un unico punto in comune: l'amore. Perché l'amore, in questo film, traspare con diverse sfumature. A parte dai Malfoy, andando ai docenti e al personale di Hogwarts fino a giungere allo stesso Voldemort che prova amore, e piange per questo amore, per sé stesso.
Ma venendo al film: questo riprende esattamente da dove era terminato il precedente. Dopo una prima sequenza da brivido – che non spiegherò, tranquilli – e con una musica a dir poco favolosa (date un Oscar ad Alexander Desplat, ve ne prego!), il film incomincia. La prima parte è molto veloce, a volte, forse, un po' troppo confusionaria, ma assolutamente pregna di tensione. La telecamera si muove vorticosamente, quasi volesse far penetrare nella mente dello spettatore quel clima di agitazione nella mente del trio.
Dopo una breve sequenza, si torna ad Hogwarts. La casa di tutti noi, che ci ha accompagnato in questo lungo viaggio. Che si distrugge pezzo pezzo, sinonimo chiaro della generazione che termina, fino alla fine della pellicola. Dove si decreta il vincitore, qualunque esso sia.
Dopo lo sfacelo del quinto e del sesto film – in particolar modo di quest'ultimo – Yates ha cercato di porre rimedio con queste due parti conclusive. Se nella prima ci siamo ritrovati in road movie, intimistico (silenzi, respiri e sguardi messi in prima linea), in questa seconda parte si respira tutto il contrario. Dove vengono completamente abbandonati i colori luminosi, la poesia di una location o la spensieratezza di uno sguardo. Qui si gioca esattamente con il contrario. E salvo alcune cose da suicido,


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il tutto si amalgama perfettamente. Portandosi dietro buchi di sceneggiatura spaventosi – quasi tutti imputabili al Principe Mezzosangue – Yates, cerca di "aggiustare" quei difetti con "idee all'ultimo minuto"; alcune volte efficaci, altre volte un po' meno. Perché alcune sequenze, che citerò alla fine, battono di gran lunga il modo in cui sono state scritte. Eliminate alcune sequenze veramente infantili dando vita ad un'ironia, prettamente british, che sì, a volte non risulta necessaria, ma che ti fa respirare quel minimo.
Se la prova attoria di Radcliffe, Grint e Watson risulta impeccabile (con un Radcliffe, in alcune sequenze, veramente in stato di grazia), il film ruota attorno – implicitamente – ai grandi nomi che regnano del cast. Un Rickman strepitoso, che riesce, forse anche più del libro, a dare a Piton Severus quel checché di poetico, eroico e sensazionale che fa sfumare totalmente la bidimensionalità del suo personaggio. Un eroe dell'era romantica che, sinceramente, ti fa stringere il cuore nella prova centrale e chiave dell'intero film. Una Maggie Smith ritrovata, in stato di pura grazia. Finalmente un ruolo centrale, che confermano la stima che io nutro per questa attrice da 90 nel cinema inglese; i primi piani che la telecamera inquadra, sono da brividi. Perché la Smith, nonostante tutto, è questo: anche con uno sguardo e il silenzio più puro, mette i brividi (peccato per il doppiaggio, non rende giustizia). Ottime le prove di Fiennas (un Voldemort così "umano" è viscerale), Isaac, Bonham Carter e McCroy. Da sottolineare la prova di Lewis che, in alcune sequenze, è talmente tanto carismatico da rubare, letteralmente, l'attenzione a Radcliffe. Anche quella di Felton risulta essere più matura.
Attenzione, la pellicola non è povera di difetti: un montaggio a volte fatto male, delle inquadrature alla rinfusa, dei collegamenti veramente privi di logica o delle colorazioni veramente da denuncia. Per non parlare del 3D, inutile e che rovina la fotografia in una maniera disarmante. Fortunatamente l'ho visto prima in 2D e poi in 3D.
Una trama che è stata creata principalmente per i fan della serie e che, sebbene alcuni punti chiave siano stati omessi, resta comunque molto ben fatta.


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Per concludere. Un film che risulta gradevole, perfetto per i fan della saga e per quelli che, invece, non hanno mai aperto un libro della Rowling. Pur costatando i numeri difetti, il film si chiude alla perfezione. Su quel binario dove tutto è cominciato, incorniciando piccolissimi dettagli che fanno trasparire tutta la genesi che si è andata a creare, lasciando tutti i vecchi fans per dirigersi verso quelli nuovi

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Perché è questo Harry Potter. Amore. E io, sono rimasto con Lui proprio fino alla fine.