caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

MIDNIGHT IN PARIS regia di Woody Allen

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
jack_torrence     8 / 10  07/12/2011 19:03:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Cos'è l'arte, se non anzitutto il piacere di ricostruire il mondo, per dare alle cose ordine, armonia e ritmo, secondo la nostra visione di esse?
Quando poi il presente non ci piace, la nostra vita ristagna, è un privilegio tutto dei sognatori, quello di emigrare nella nostra personale "età dell'oro".
Però l'età dell'oro è un'utopia, una fenice, non esiste possibilità di prendervi dimora. Se ne accorge anche Gil (Owen Wilson, perfetto per la parte), quando dai "suoi" anni '20 torna indietro fino alla Belle époque: e, sciolto il suo dilemma, trova - al contrario del protagonista di "Vicky Cristina Barcelona" - una sintesi fra tesi (realtà) e antitesi (il suo rifugio splendente):

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER
e scegliere la leggerezza del finale aperto. Dove è possibile, come in tutte le fiabe (perché questa è una fiaba), reagire al proprio destino e sognare ancora: incontrare su un ponte chi, come noi, ama Parigi con la pioggia.
E tornano in mente quei titoli di testa, così straordinari: dove la serie di cartoline "spot" per turisti, si trasformano, per diventare, inusistate, una rivendicazione di amore tutta soggettiva: come piove a Parigi! La si deve amare con la pioggia, questa città, per amarla veramente!

Woody Allen, qui al suo meglio, ci appare come un saggio che guarda al mondo, e alle sue cose, come da una grande distanza. Lucido, disincantato, bonariamente perfido, partecipativo pur se con un'ironia che è quasi filosofia di vita.

Note a margine: le varie interpretazioni dei vari personaggi celebri dell'arte e della letteratura sono straordinarie, alcune memorabili come quella di Hemingway, più strutturata, o fulminanti come il divertentissimo cameo di Dalì-Adrian Bordy.
Pasionaria  08/12/2011 09:08:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bravo! Concordo su tutto, anche sul cameo di Dalì-Brody.

Mi piace questo tuo giudizio:
"Woody Allen, qui al suo meglio, ci appare come un saggio che guarda al mondo, e alle sue cose, come da una grande distanza. Lucido, disincantato, bonariamente perfido, partecipativo pur se con un'ironia che è quasi filosofia di vita."

Hai colto l'essenza, è proprio così, ma non al suo meglio, il film è delizioso e così delicato che l'ironia si mimetizza tra la magia della fiaba, però l'Allen che mi piace di più è quello maggiormente sferzante e autoironico.

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER
jack_torrence  14/12/2011 18:57:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie grazie Rita!
E' vero, "al suo meglio" è sbagliato, non è certo questo il capolavoro di Allen. Tuttavia, intendilo in senso lato...in due sensi: soggettivamente, a me Allen in genere piace sempre un po' di più quando non dirige se stesso. Inoltre, nei film degli ultimi anni, sta mediamente dando prova di una maturazione in termini di asciuttezza e concisione. Come fosse divenuto più lucido. Forse è semplicemente più incisivo il suo disincanto.