caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

I SEGRETI DELLA MENTE regia di Hideo Nakata

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Ciaby     2 / 10  09/09/2011 14:50:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Credo che sia impossibile amare "Chatroom" conoscendo il background di quello che è, non l'inventore (perchè il genere in Giappone esisteva già prima, ma non era conosciuto a livello internazionale), quanto il rinnovatore del genere horror nipponico, Hideo Nakata, memore di intramontabili capolavori come "Ringu" e "Dark Water", ma anche di filmetti minori, ma comunque interessanti, come "Kaidan".

è strano, però, capire cos'abbia spinto il regista giapponese ad accettare uno dei più raffazzonati e banali script che si possa aver mai visto. Che dovesse pagare anche lui il mutuo? Che il cinema occidentale è molto più attraente di quello locale? Mi dispiace, ma la risposta è no. Perchè un film come "I Segreti Della Mente" non può funzionare.

è un film scritto male, svogliato e che, tecnicamente, può solo salvarsi grazie alle comunque competenti componenti di base: regia, fotografia, recitazione e musiche (di Plastikman!). Ma stop.

Al di là di qualche piccolo momento di luce sparso nella pellicola, "Chatroom" è il completo fallimento, il canto del cigno della creatività visionaria di uno degli (ex?) registi giapponesi più importanti, dimostrato anche in un'altra disaster-opera, questa volta giapponese, come "The Incite Mill", porcata che unisce "Dieci Piccoli Indiani" a "Battle Royale" senza estro nè fantasia.

Ma cos'è "Chatroom"? è la solita passarella blanda e noiosa di noiosissimi teenager occidentali che non sanno cosa fare nella loro vita. Mentre alcuni di loro sembrano interessanti (il ragazzo innamorato di un'undicenne, la ragazza stanca delle amichette dell'alta società), altri sembrano incarnare gli stereotipi più brutti del cinema hollywoodiano (la ragazza verginella e isterica, il ragazzo sull'orlo del suicidio con trauma alle spalle, il sociopatico con aria da bello e dannato che istiga i più profondi impulsi omicid idello spettatore).

Hideo Nakata dirige con il solito estro, pitturando ambienti fascinosi, ma non riesce a destare l'interesse di una sceneggiatura tirata via, scritta con il pilota automatico e deludentemente prevedibile. Se si voleva parlare dei problemi della mente e della manipolazione (argomenti prevedibili e risaputi, ma comunque interessanti), bisognava scavare più a fondo, e invece il film resta stupidamente in superficie, tratteggiando svogliatamente i più futili ritratti di umanità deviata.

é un film che, evitando gli opprimenti silenzi tipici del primo Nakata, butta tutto irrimediabilmente in un'assordante caciara: dialoghi inutili, risaputi, irritanti.
Nakata torna a parlare dell'orrore legato alla tecnologia (come in "Ringu"), ma non riesce ad andare al di là dell'orrore risaputo legati al web (i pedofili, le chat erotiche, il mobbing pressante), proprio come un qualsiasi cineasta hollwyoodiano che vuole fare un film per teenagers.

E "Chatroom" non riesce neanche ad invitare i ragazzini all'attenzione: è un film orrendo, che incuriosisce solo in trenta secondi su un'ora e quaranta e passa, e che non ha minimamente senso di esistere. Il disagio giovanile che emerge qui è di quanto più finto e forzato si sia mai visto, orribilmente stereotipato e portato verso un eccesso che non sta né in cielo, né in terra.

Il solito fail clamoroso.
Nakata, o torni ai fantasmi o ti dai all'ippica, che vederti marcire così, mi spezza il cuore.