caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

L'ALBA DEL PIANETA DELLE SCIMMIE regia di Rupert Wyatt

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Invia una mail all'autore del commento kowalsky     7½ / 10  30/09/2011 02:07:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Ci sono cose che non si possono cambiare" (cfr. lett.)

Ormai possono permettersi di tutto. Anche un prequel che stilisticamente è più vicino al controverso King Kong di Peter Jackson che al classico del 1968 che inaugurò una lunga serie cinematografica e pure televisiva.
Mi ha spiazzato, perchè qui è facile storcere il naso come passare dall'entusiasmo più sfrenato, perchè siamo di fronte a un'esercizio di marketing davvero temerario, che riesce a mettere in discussione tutta la logica dei blockbusters più in voga.
L'intreccio è invero piuttosto modesto, ma sa come ingannare lo spettatore. Il medico giovane, brillante e ovviamente molto bello interpretato da James Franco, la spasimante con cui fa troppo facilmente coppia fissa, ovviamente bellissima pure lei. Il solìto scienzato - afroamericano guarda caso - cinico e arrivista che mira solo a fare una barca di soldi e lo ammette pure. Il padre malato di Alzheimer (ottimo come sempre Lithgrow) che si riprende e diventa a sua volta (indiretta) cavia da laboratorio. Bene, passate oltre questi clichè consueti e dedicatevi due volte a questo film. Se avete nostalgia del primo Shyamalan, se vi piace il genere catastrofico, se sgranocchiate pop-corn nei drive-in e amate i b-movies, questo film vi garantisce uno spettacolo ad altissimi livelli di spettacolarità. Uh ce n'è talmente tanta che alla fine vi girerà la testa, e non farete caso a eventuali forzature (alcune fin troppo radicali), specialmente verso l'epilogo finale, perchè è proprio ciò di cui sentivate il bisogno.
Se invece guardate il film sotto un'altro aspetto vi troverete parecchi spunti interessanti, non necessariamente toccati dalla mano (divina) della tecnologia.
Primo, le scimmie cercano il proprio habitat, come tutti.
Secondo, la scienza pensa solo al profitto
Terzo, la stupidità umana supera ogni teoria Darwiniana possibile
Quarto, esistono vite che non si possono prolungare (v. l'accenno all'eutanasia citata con una sensibilità, un candore, che tocca davvero l'anima).
Dal punto di vista visivo, dicevo, straordinario. La lunga redenzione di Caesar - da un regista di jail movies tra l'altro - le privazioni, le sofferenze, i maltrattamenti, la lotta per la libertà, il tentativo d'evasione colmato dalla rivolta, sono tutti ingredienti tipici del cinema carcerario classico.
L'aspetto scientifico del film (v. la neurogenesi) affronta per l'ennesima volta il tema delle cavie da laboratorio soffermandosi sulla natura schiavo/padrone e sull'intelligenza umana e animale come fonte indivisibile di arricchimento o pericolo.
Sullo sfondo della grande metropoli una foresta di sequoie - un pò come quella di smeraldo del capolavoro di Boorman - anima la grandezza di uno spirito che, quasi come l'Amleto di Shakespeare, è combattuto tra l'Essere e il Non essere (scimmia/umano).
In tutti questi confini si abbatte come una scure la spersonalizzazione irriverente del blockbuster, arma letale (a volte) ma necessaria per riesumare con lo stupore visivo la contraddizione della nostra umanità
Freddy Krueger  05/10/2011 17:10:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bel film, poi quando Cesare urla

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER
ci sono rimasto di stucco =)