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TOMBOY (2011) regia di Céline Sciamma

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Terry Malloy     9 / 10  18/10/2011 16:45:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Meraviglioso. Non concordo con chi l'ha paragonato alla poetica di Truffaut; io trovo che in comune abbiano solo il fatto di essere francesi. Certo la paternità artistica di un gigante d'oltralpe quale il regista de I 400 Colpi è sicuramente sentita da chiunque in area francese si cimenti con la macchina da presa, tuttavia la Sciamma ha fuor di dubbio stile e tematiche fortemente personali, le quali lo allontanano da un qualsiasi legame con il grande tirato in causa. La storia di Tomboy è infatti aliena dalla verginea levità poetica delle favole di Truffaut, il quale certo si cimentò nella narrativa d'infanzia, ma con intenti del tutto diversi: I 400 Colpi fu una critica al sistema sociale, che partiva dalla visione straniante dell'Infante per appunto farne risaltare l'incongruenza, l'ipocrisia e la meschinità di fondo. Questo fu un trenta e lode del Maestro, il quale ritentò la genialata con il brutto e inutile omaggio alla genuinità del mondo infantile che fu Gli Anni in Tasca. Non c'era profondità, non c'era tensione nel film. Ingredienti ineludibili al contrario del poetico dramma propostoci da Celine Sciamma, nel quale i bambini sono già incredibilmente adulti (su tutti la piccolissima Jeanne, protagonista di uno dei più angoscianti fotogrammi della storia del Cinema, mi riferisco a lei seduta e triste mentre la sorella/fratello è a giocare con Lisa), nonostante conservino la propria caratteristica spontaneità. Visivamente straordinario, questo piccolo e coraggioso capolavoro del cinema indipendente francese ci restituisce una visione disincantata e profonda della sessualità pre-adolescenziale. Ma tutto ciò è raggiunto con un livello artistico di chiara grandezza: la macchina da presa, la fotografia e il montaggio, nonché l'imprescindibile anche se rarefatta colonna sonora, sono veri e propri reagenti di un'opera che si carica sempre di più di significati artistici ed esistenziali, fino a una climax di grandissima violenza psicologica (ma gli equilibri sono mantenuti con grande sapienza, al punto che è davvero arduo giudicare ogni singolo personaggio, a partire dalla madre) che poi, e qui è la grandezza del film e del Cinema in generale, si stempera in un finale dall'alto valore poetico e contenutistico. A mio parere, la forza della sceneggiatura sta proprio nella scelta delle sequenze narrative: non si eccede nella dimensione morbosamente sociale del dramma sessuale della protagonista, né in quello più specificamente psico-biologico, non vi si riscontra manierismo di sorta nel dipingere una complessa situazione esistenziale, ma si dà grande risalto alle relazioni famigliari e amicali. Questo è un film pacato e giudizioso, che afferma ciò che ha capito della vita senza presunte superiorità ideologiche, che accenna a tematiche molto scottanti con incredibili tatto e sapienza visivo-narrativa. Un film che diverte, che fa pensare, che non stanca dall'inizio alla fine. Un film carico di emozioni, sentimento e riflessività. Film così dovrebbero essere fatti più spesso.
Senza Volto  19/08/2012 12:02:28Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
NO!
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  15/11/2011 22:08:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Perchè non t'era piaciuto Gli anni in tasca? Era così spensierato e al tempo stesso profondo nel raccontare l'adolescenza, così delicato nell'essere anche profondamente duro
Terry Malloy  16/11/2011 17:07:17Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
No Luca da quanto non lo riguardi?? fidati, è una mezza cacca.