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BRUBAKER regia di Stuart Rosenberg

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     8 / 10  04/10/2006 08:45:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Diciamo subito che a me "brubaker" piace molto.
Probabilmente il segreto sta tutto nella faccia rassicurante di un'attore come Redford, che incarna la "faccia onesta dell'America" e contemporaneamente (ma non per colpa sua) è strumentalizzato come un vero e proprio eroe WASP.
E proprio questa dualità espone il film di Rosenberg, uno che nel genere fa faville ("nick mano fredda"), a un grosso limite ideologico-sociale: come hollywood spesso insegna le ingiustizie negli Usa vengono spesso raccontare nella necessità imperativa di individuare un "puro" tra i farisei (?). E lo stesso accade in altri film meno nobili, come "mississippi burning" di Alan Parker.
Al contrario un telefilm strepitoso come "prison break" opera al contrario, senza sconti per nessuno (non a caso non lo danno mai in prima serata?!).
La situazione deficitaria, per non dire violenta, delle carceri non è soltanto un problema degli States, ma è certo che il capitalismo Usa fomenta questo bisogno di rinchiudere in un'unica delirante "fabbrica di detenzione" la gran massa dei fuorilegge dei "nemici" della Legge.
Probabilmente a Edward Bunker il film è piaciuto molto, infatti c'è un senso di fortissima aderenza psicologica davanti al dramma di tanti corpi dimenticati nel nulla, come cittadini la cui società ambisce a nascondere e seppellire".
"Brubaker" è comunque un film nobile negli intenti, e la scena finale rivela che in fondo lo scontro tra giustizialismo e omertà è sempre presente, specialmente davanti ai diritti negati a persone che riteniamo doveroso considerare alla stregua di "animali"