Jason XI 7½ / 10 23/10/2011 00:12:45 » Rispondi Cheyenne all'inizio è spiazzante, ma a poco a poco si entra nel suo mondo e ci si affeziona al suo personaggio, la storia alla fine è semplice ma Sorrentino ne conferisce una patina vagamente poetica e surreale. Il mio passato tinto di nero e solcato da anfibi mi ha avvicinato particolarmente alla storia personale di Cheyenne e ai suoi trascorsi da gothic leader nei deliranti anni '80, un decennio in cui la musica dark era al suo massimo "splendore"... Infatti qui dentro parlate tutti di Ozzie Osboune ma è a Robert Smith dei Cure che il protagonista è conforme nel look e nell'atteggiamento. La sceneggiatura ricorda senza dubbio "Una storia vera" di Lynch e forse questo fattore è un punto a sfavore, tuttavia il film funziona e Penn è decisamente un grande. Sono tre i momenti topici del film: la performance di Cheyenne con il bambino grasso, il suo sfogo con Byrne e il finale. Un film da rivedere per apprezzare meglio alcuni passaggi.