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THIS MUST BE THE PLACE regia di Paolo Sorrentino

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RDN92     7½ / 10  22/03/2014 01:19:21Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Immagino sia il film più debole nella filmografia del nostro connazionale Sorrentino, ma comunque ricco di spunti e di pregiata tecnica cinematografica. Quella non manca di certo al regista napoletano, capace di impressionare poeticamente in ogni suo movimento di macchina, senza lasciare nulla al caso (eppure molti sostengono l'esatto contrario). Concordo con chi vede in questa pellicola una specie di romanzo di formazione, attraverso il classico tema del viaggio on the road (a mio avviso, non abusato per ricreare le atmosfere di un tipico road movie all'americana). Come viene descritto all'interno del film, nella prima parte, Cheyenne è un bambino poco cresciuto che cerca una motivazione per diventare adulto, rompere con la sua noiosa vita da popstar (con tanto di look cucitogli ancora addosso, malgrado il ritiro dalle scene da un bel pò di anni) che vive di rendita, una rendita che proviene da quelle che lui stesso definisce canzoni commerciali, per depressi taglia vene, senza alcun significato preciso. Da questo punto di vista non può che nascere il rimpianto e il senso di colpa, in quanto proprio questo su "commercio" ha causato la morte di povere anime emotivamente fragili, oltre che l'invidia verso coloro che utilizzano la musica per scopi precisi, venendo giustamente definiti artisti. Penso che su questo punto Sorrentino anticipi di qualche anno quella critica all'arte che diventerà uno dei focus della sua ultima fatica, "La Grande Bellezza". Per quanto riguarda il nazismo e l'obiettivo della vendetta, penso che la tematica sia marginale, nessuno sfruttare la cosa per "rincorrere l'Oscar" come ho letto da altre parti (si sa che l'Olocausto è un tema sempre in voga ad Hollywood per spillare qualche premio). Ciò che conta è quello che Cheyenne acquisisce durante il viaggio, ovvero trovare se stesso, diventare finalmente adulto e togliersi la maschera da rockstar infantile, fumando la sua prima sigaretta, elemento che, come viene espresso nel film, non riguarda i bambini, i soli che non sentono il bisogno di fumare perché al di fuori da quell'ansia della vita adulta che il fumo può calmare. Ottima interpretazione da parte di Sean Penn, una garanzia quando si tratta di ruoli particolarmente complessi. Idem la McDormand, benché il regista gli riservi un ruolo secondario. In conclusione, un film che va sicuramente analizzato e apprezzato per quello che è, senza chiedersi se ci si aspettava più o meno da Sorrentino alla luce dei precedenti lavori.