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ALPS regia di Yorgos Lanthimos

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7 / 10  11/01/2018 09:49:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Vivere in panni altrui e nello specifico di persone defunte, sostituite dal quartetto "Alpi" (una ginnasta e il suo allenatore, un'infermiera e un paramedico) il tutto per dare conforto a parenti ed amici, far pesare meno l'assenza ed elaborare il lutto. Non è una società benefica, bensì a scopo di lucro, dove l'impersonificazione non richiede alcuna somiglianza: è sufficiente indossare abiti del morto, ricalcarne passioni, tic, o recitare dialoghi di cui fu protagonista. Sono previste pene molto severe nel caso in cui si crei un coinvolgimento emotivo o si commettano errori durante la recita del copione.
Chi conosce Lanthimos non avrà difficoltà a individuarne lo stile respingente, teatro dell'assurdo permeato da colori smorti e immortalato da un lavoro registico ricercato, in cui per sentirsi vivi occorre diventare surrogati, sostituirsi a qualcuno per raggiungere un'identità appagante: non a caso la giovane tennista (emblema di vita in divenire e di futuro apparentemente roseo) viene ambita da entrambe le ragazze della banda nonostante non sia ancora trapassata, fino a diventare vero e proprio assillo deleterio.
L'annullamento del proprio io e la maschera indossata senza giustificazioni prendono forma in una visione distopica di supporto sociale, in cui i riferimenti alla cultura pop, con relativo impoverimento spirituale e intellettuale, indicano con fermezza il pensiero dell'autore riguardo l'ossessionante ricerca di una felicità indottrinata, ostentata da molti ma raggiunta davvero da pochi.
Interessante e grottesco "Alps" è film ostico, con personaggi impossibili da comprendere fino in fondo, impoveriti da descrizioni sommarie in cui l'ermetismo del regista greco rende distaccata la visione d'insieme, di fatto inaridita delle naturali emozioni che temi come morte e lutto dovrebbero scatenare.