Manticora 8½ / 10 28/08/2012 18:16:36 » Rispondi Ingmar Bergman un regista poliedrico e complesso, che ha saputo affrontare praticamente tutte le tematiche dei problemi del genere umano, un autore che sto riscoprendo, soprattutto quando riesco a vedere per caso film che neanche sapevo esistessero nella sterminata filmografia del regista svedese. Un film angosciante, livido, opaco, sulla miseria, l'indifferenza, la solitudine, in cui la coppia Ullmann e Carradine va alla deriva in quello che si rivelerà qualcosa di abominevole, un esperimento di lucida follia e crudeltà. Il tutto mentre la società tedesca si sfalda, a Berlino i nostri protagonisti cercano di arrabbattarsi a vivere, ma il degrado sociale e umano li spinge verso il baratro, mentre l'inflazione galoppa, uomini e donne cercano di sopravvivere, anche staccando la carne da una carcassa di cavallo abbandonata per strada. La Repubblica di Weimar è al suo apice, ma già i nazisti strisciano da dietro gli angoli, irretiti dal caos, pronti a sfruttare ogni occasione per avvelenare una società già malata. Aggressioni agli ebrei, in un terribile esempio di violenza, nella paura e indifferenza generale, mentre Carradine si stordisce con il gin. L'epilogo spietato è terribile sembra quasi horror, in un climax Carradine scopre di essere stato una cavia, privato della sua volontà, nell'allestimento degli esperimenti medici
che il medico dalla mente lucidamente analitica e ferocemente spietata a condotto sulla psicologia umana
Portando alla disperazione, alla rabbia e alla follia i pazienti, volontari ma senza esserlo veramente.... La morte è l'unica liberazione, perchè nessuno si ribellerà come dice il folle medico. "li guardi, non reagiranno, non faranno niente, sono prigionieri della loro indifferenza, pronti a seguire la prima bandiera che gli sventolerà davanti, senza volonta." E sarà la croce uncinata che li renderà schiavi, mentre il mondo precipita nella guerra.