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L'UOVO DEL SERPENTE regia di Ingmar Bergman

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elio91     8 / 10  19/10/2012 10:40:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non lo considero neanche per idea un minore di Bergman; figurarsi poi brutto!
Ma è senza dubbio una delle sue opere più atipiche: vedi il grandissimo uso di esterni che lo svedese ha utilizzato, scelta necessaria perché (e anche questa è una particolarità per lui) il film è storicamente e geograficamente delineato, anzi la Germania anni '20 è il fulcro centrale della sceneggiatura.
Lo stile del regista svedese è comunque riconoscibile nel rapporto di coppia cosi ben diretto tra il protagonista Carradine e la cognata vedova Ullmann, nella deriva che prende il protagonista, e nelle sequenze orchestrate con una maestria insuperabile (specie il discorso dello scienziato nel finale).
Non sono d'accordo invece con lo stesso Bergman quando parlava de "L'uovo del serpente" come del film più forte che avesse mai fatto; è certamente inquietante, da brividi quando si capisce dove vuole andare a parare e le atmosfere kafkiane labirintiche e grevi sono perfette (merito anche della fotografia bellissima) ma continuo a considerare altri suoi film molto più spaventosi di questo (Persona, L'ora del lupo, L'immagine allo specchio).
E pur raccontando strettamente di orrore proprio è lontano dall'horror, o comunque se lo è sicuramente i tre film citati più su ne gli sono superiori in tal senso.
Altro elemento estraneo è la scelta di Carradine, che si rivela comunque bravo nel complesso ruolo di un alcolista ebreo, specie quando poi diventa egli stesso il Serpente del titolo...
"...nitido e preciso: proprio come l'interno dell'uovo di un serpente. Attraverso la sottile membrana esterna, si riesce a discernere il rettile già perfettamente formato." Sta qui il senso ultimo di un film forse sottovalutato e non capito nella sua lucidità ed intelligenza storica, un'opera che racconta la genesi del nazismo con una coerenza cinematografica che pochi altri sono riusciti a seguire (e pensiamo appunto alle scene di esterni di quella Germania umiliata e horror, con cavalli scuoiati per strada, poveri a chiedere elemosina, giovani in divisa e fischietto che massacrano ebrei).
Pensandoci bene ci vorranno 32 anni prima che un certo Michael Haneke ci faccia vedere il suo uovo di serpente cinematografico.