caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

CUT (2011) regia di Amir Naderi

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
_Hollow_     10 / 10  13/10/2014 05:27:21Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Con 3 commenti compreso il mio, il messaggio "andate a vedere i veri film" non penso sia passato ...

Inizialmente il film sembra "ingenuo" proprio per questo motivo. Sembra un'esaltazione nostalgica di un qualche tipo di vecchio cinema che ormai non esisterebbe più.
Poi andando avanti corregge il tiro, parlando di vero cinema e di veri registi tutt'ora presenti nel mondo che andrebbero supportati a discapito dei film dal budget spropositato, dei multisala ecc.
Così già si ragiona, perché chi è appassionato di cinema (ma magari anche di altre forme d'arte inglobate dal mercato come la musica, i fumetti ecc.) sa benissimo che per trovare i veri capolavori basta cercare, basta nuotare contro la mainstream e magari immergersi nell'underground. Ed è lì che si può trovare, ad esempio, Amir Naderi.

Premettendo che adoro tutto ciò che sia "meta", ogni forma di espressione artistica capace di parlare di sé stessa, non posso che parlar benissimo di "Cut".

La regia è ottima (i due momenti che mi hanno più impressionato sono lui seduto illuminato dalla proiezione e la momentanea sordità nel finale); le riprese in digitale (che io solitamente odio), con la loro risoluzione/definizione e grazie ad un tocco piuttosto minimalista, aiutano molto a creare ad un'aurea di realismo, dando l'idea quasi del documentario e di quel cinema "vero, di carne e sangue" di cui si parla nella pellicola. E in merito proprio a carne e sangue, alla violenza sul proprio corpo, mi meraviglia che Naderi non abbia mai citato espressamente Tsukamoto (soprattutto quello di Tokyo Fist).

Comunque l'ultimo giorno, con l'escalation dei 100 film, è impressionante e quasi da storia del cinema. Un grido d'amore verso la settima arte. Grido che, per messaggio e per quella fissazione quasi patologica nel ripeterlo continuamente durante tutta la visione, m'ha ricordato molto quel "Wake Up" dei Rage Against The Machine.

In quanto a metacinematografia lo affiancherei a "Why don't you play in hell?" di Sion Sono, per una combo definitiva. Film che può essere stato benissimo ispirato da Cut, dichiarando un messaggio estremamente simile: "I soldi stanno uccidendo il cinema giapponese".