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L'ULTIMO IMPERATORE regia di Bernardo Bertolucci

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thohà     10 / 10  03/09/2005 12:17:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dalla mitica città proibita alle vessazioni politiche, fisiche e morali durante la rivoluzione culturale. Pu Yi diventa un burattino nelle mani dei giapponesi.
Maestosa e bellissima la 'città' mai filmata prima.
Una vita malinconica che ti riempie gli occhi di lacrime.
Il miglior film di Bertolucci. Meritatissimi tutti gli oscar e i premi Donatello.
Invia una mail all'autore del commento doncorleone  23/01/2006 23:40:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Forse uno dei peggiori invece.
Ultimo tango per esempio , vero e unico capolavoro di Bertolucci lo surclassa per lirismo e profondità...
Invia una mail all'autore del commento thohà  30/01/2006 10:41:11Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mi pareva di poter essere libera di eprimere un mio parere personale.
Niente da dire su 'Ultimo tango a Parigi', visto e commentato.

Ma questo film, chiaramente di tutt'altro genere, merita. Anche se fosse solo per la scenografia straordinaria, con una città segreta mai vista prima, dove il regista e tutta la troupe erano costretti (e giustamente) a cavarsela in bicicletta.
Che ti piaccia o meno, è innegabile la straordinaria potenza figurativa.
E nemmeno la storia è così banale.
E' lo sterminato affresco di quasi un secolo di storia cinese, dalla designazione di Pu-Yi, bimbo di tre anni, a imperatore della Cina, sino alla sua morte come semplice giardiniere nell'orto botanico di Pechino. Dai fasti della Città Proibita all'esilio dorato, dalla prigione in Siberia ai campi di rieducazione politica nella Cina di Mao, passando attraverso l'intesa con il Giappone in un disperato tentativo di tornare sul trono. Storia di una solitudine, l'inutile lotta di un uomo ambizioso ma debole contro la storia, nel vano aggrapparsi a rituali millenari. Dovrà addirittura pagarsi il biglietto per poter rivedere la capitale, dove aveva regnato. Il tutto mirabilmente reso da Bertolucci.

Ai toni freddi, alle scenografie stringate della "rieducazione" si accostano continuamente quelli suadenti, melanconici o semplicemente favolistici della corte imperiale.
L'analisi che non riesce a Bertolucci nella costruzione drammatica, nasce invece con facilità estrema nella pittura dei turbamenti dei personaggi: le psicologie che non riesce a spiegare nel racconto, gli crescono fra le mani quando sembra penetrare nel profondo degli animi. Grazie al fruscio di una seta, al languore di un'illuminazione, al colore di uno sfondo. Cosi, meglio che in mille spiegazioni, riesce a descrivere l'esitazione, la curiosità, la meraviglia di un bimbo inducendolo a scostare un 'immensa tenda gialla, che gli preclude la vista dell'esterno della reggia. O, meglio che in cento immagini di repertorio, trasmettere il fascino volubile della rivoluzione con l'immenso dispiegarsi scarlatto di una bandiera proiettata al vento.



Invia una mail all'autore del commento thohà  11/07/2006 15:34:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Per maggior correttezza, questo passaggio è stato in gran parte estratto da u commento rintracciabile in: http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=26325