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L'ULTIMO IMPERATORE regia di Bernardo Bertolucci

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elio91     8½ / 10  18/02/2011 21:26:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il commento contiene spoiler.


Kolossal d'autore per Bertolucci, non nuovo a film di enorme spessore per budget ed ambizioni; non ha la forza di Novecento ma L'Ultimo imperatore rimane un film tecnicamente superbo e barocco in cui lo sfondo storico della Cina comunista fa da cornice alla storia vera di Pu-Yi,ultimo imperatore del Celeste Impero.
Molti i difetti in cui il regista emiliano poteva incappare,tra l'essere fin troppo fedele alla biografia rischiando qualcosa di simile ad un documentario agli eccessi di un film in costume ma fortunatamente non ci sono rischi sotto questo aspetto. Piuttosto si sente,specie nella seconda parte,una certa pesantezza nelle atmosfere che vorrebbero essere emozionanti ed emotive ma sfiorano un certo accademismo non nuovo a Bertolucci,rimediato per fortuna nella prima parte del film che è perfetta ed indimenticabile.
Quindi se si parla del comparto tecnico tra regista,fotografia,ambientazioni (incredibilmente girato davvero nella Città proibita) e interpretazioni nulla da dire. Bertolucci si limita anche in alcune sue peculiari esagerazioni sessuali che avevano contraddistinto tanti suoi lavori precedenti anche se non mancano momenti del genere: bellissima però è la scena in questione in cui il gioco sensuale dei corpi fluenti non è mai volgare ed è appena indovinato sotto le coperte.

La storia,risaputa,è quella di un uomo che diventa imperatore in tenerissima età senza mai davvero comprendere il suo ruolo di fantoccio: un imperatore solo di nome,sempre pedina nelle mani di persone ben più influenti di lui. Una personalità che tra l'altro rimane quasi sempre sola e soffre la solitudine come pochi altri sin dalla sua incoronazione; allontanato dai suoi compagni di giochi, dalla vera madre e infine anche dalla nutrice che era l'unica persona ad amarlo come semplice bambino qual'era e non per il suo ruolo,Pu-Yi non vivrà mai libero,prigioniero del suo stesso status di imperatore. Fino al compimento della maggiore età rimane infatti letteralmente intrappolato all'interno della Città Proibita,per poi diventare un fantoccio per Cina o Giappone senza mai capirlo.
Fondamentale non è solo la sua privazione di libertà,ma soprattutto la tremenda solitudine in cui verserà per tutta la vita. Verrà abbandonato anche dal suo precettore e amico americano,dalle mogli con cui per breve tempo troverà amore e complicità,addirittura dal capo della prigione con cui era riuscito a trovare dei punti di contatto.
Il finale emblematico restituisce a Pu-Yi la libertà con la perdita del suo ruolo e l'accettazione comunista; si confonde tra la gente come lui,uomo come tutti gli altri,invecchiato e trascurato. Ritorna al suo palazzo come turista e come inizialmente il film ricordava una fiaba così la conclusione è irreale (simile a quello di Baaria di Tornatore).

Pioggia di premi dappertutto,effettivamente meritati. Il rischio noia è purtroppo dietro l'angolo per lo stile non proprio fluente della seconda metà ma molte immagini rimangono impresse e la storia che racconta è straordinaria e ben documentata.