miciopasticcio 8 / 10 14/03/2010 13:38:33 » Rispondi Uno sparo nella notte. Una lunga sequenza in soggettiva mostra un individuo che fugge in un bosco tra la pioggia, mentre gli archi della colonna sonora rendono l’azione ancora più concitata. Il punto di vista diventa esterno e il fuggitivo incontra, in modo apparentemente casuale, delle guardie. Da questo momento in poi ha luogo un lungo interrogatorio all’interno di una questura situata in un luogo indefinito. Dal punto di vista formale il film di Tornatore adotta la struttura classica del genere poliziesco con tutte le dicotomie tipiche del genere: il racconto “occulto” consiste nella serie di azioni compiute da Onoff prima di essere fermato, mentre il racconto “ investigante” è il tentativo del commissario di portare alla luce tutto ciò che è occulto. Perché questa struttura funzioni deve esserci una forte contrapposizione tra il colpevole, che durante la trama fa di tutto per sviare l’indagine, e l’investigatore, che ha il compito di eliminare ogni traccia di mistero. Coerentemente con questa impostazione, come tutti i polizieschi classici, la conclusione dell’opera è a lieto fine e coincide con il successo dell’indagine. Tuttavia “Una pura formalità” è molto più di un semplice poliziesco, in quanto nella struttura narrativa tradizionale viene innestata una tematica di tipo psicanalitico: il tema principale del film è, infatti, la rimozione, la cancellazione inconscia di un evento traumatico troppo doloroso per poter rimanere a livello di coscienza. Onoff ha commesso qualcosa di tragico nel suo recente passato, ma per buona parte del film non è chiaro né cosa sia accaduto né se il protagonista nasconda il ricordo volontariamente oppure lo rimuova inconsciamente. Il commissario è sin dall’inizio convinto della colpevolezza del fuggiasco e l’indagine si trasforma in una sorta di analisi della psiche di Onoff, alla ricerca di quella breccia, di quel punto debole su cui far forza per farlo capitolare. L'umanità dimostrata alla conclusione della vicenda e l’interesse per i meccanismi della mente umana rivelano un notevole affinità tra il personaggio interpretato da Polanski e il Petrovič di Dostoevskij, mentre Depardieu recita la parte del novello Raskolnikov (forse per questo è stato scelto per il suo personaggio il nome Onoff, che richiama nel suono il russo). A scandire le varie fasi dell’indagine ci sono alcuni simboli:
la trappola nell'armadio, il topolino, l'esca rubata e la trappola vuota...
Rimane ancora un aspetto da considerare, in quanto con la rivelazione finale si viene a conoscenza della reale natura sia del luogo in cui è ambientata la vicenda sia dello stesso interrogatorio:
la questura si trova Altrove, in una sorta di Limbo che separa la vita da ciò che c’è dopo di essa, mentre l’interrogatorio è in realtà un doloroso cammino verso la consapevolezza, in cui la violenza iniziale del commissario lascia progressivamente il passo a un’umanissima compassione e compartecipazione alla sofferenza di un uomo, che, a fatica, passo dopo passo, ritrova la memoria e se stesso.
Un colpo di scena coi fiocchi che rende il film ancora più originale e lo avvicina, per lo meno dal punto di vista tematico, al bel Jacob’s ladder di Lyne, di qualche anno precedente. Una pura formalità è un film con una buona sceneggiatura, due ottimi protagonisti (e un Rubini molto giovane a fare la parte del tenero e imbranato segretario) e dei dialoghi magnifici. Alla fine il coraggio e l’originalità dell’opera fanno chiudere gli occhi su qualche piccola incoerenza e su qualche dubbio che rimane irrisolto