caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

MELANCHOLIA (2011) regia di Lars von Trier

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Ciumi     6½ / 10  16/11/2011 18:07:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Più che il senso depressivo, quel che si avverte è il sentimento per qualcosa che è tramontato - l'eclisse, già in corso, è un'alba glaciale, materia imperturbabile che si avvicina, eppure un'immagine che si fa e si vuole ancora mirare. Dietro il "nulla" dello slogan c'è, in verità, ancora un'estetica narcisistica e sin troppo romantica, anche del piacere, c'è il "Tristano e Isotta", l'omaggio all'arte e soprattutto al cinema, da Bergman a Tarkovskij (Sacrificio), forse più Nostalghia che non Melancholia. Dietro questo accorato addio rimane, tuttavia, la voglia di critica alla scienza e all'esattezza del numero.

Nulla è più romanticamente triste di una bella sposa che, il giorno del suo matrimonio, fugge i festeggiamenti, lo sposo, i parenti, tutti i partecipanti e si assenta, per stanze e giardini notturni. Il bosco cupo di "Antichrist" è divenuto, pacatamente, un campo regolato dall'uomo, ma ancora un tempio nascondente nebbie, fitte simbologie, violente cavalcate. Nel secondo episodio gli invitati si sono completamente dispersi, rimane la famiglia di Claire, la sorella: l'angoscia esistenziale di una sola donna si è fatta, cambiando prospettiva, planetaria, cosmica, pende sopra la terra; la vede ma non la indovina l'uomo con il suo strumento scientifico, la osserva la donna attraverso il cerchio di un bambino, già contenente la misura.
Alle donne, come per Bergman, Von Trier (il regista misogino) assegna piuttosto i ruoli più significativi: gli uomini sono nullità serene o vigliacche. Justine, la neosposa depressa, attende la dissoluzione con freddo godimento mentre Claire, la sorella che organizzava, la madre aggrappata alla vita, ne aspetta con terrore l'arrivo. Ma più che con un'apocalisse, il film termina con una ridondante emozione.