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LITTLE DEATHS regia di Sean Hogan, Andrew Parkinson, Simon Rumley

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7 / 10  11/12/2012 10:24:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Tra thriller e horror tre episodi diretti da registi emergenti del cinema britannico.
Operazione dall'interessante gusto retrò, mai noiosa e impreziosita soprattutto dall'ultimo capitolo.

House & Home: una coppia borghese invita a casa propria delle giovani senza tetto promettendo cibo in abbondanza e un corroborante bagno. In realtà le ospiti cadono in trappola, drogate e quindi costrette a subire le perversioni sadomasochistiche dei coniugi.
Deducibile sin da subito come andrà a finire, mentre la metaforica lotta di classe tra benestanti e poveracci offre una trattazione abbastanza schematica. Il lavoro di Sean Hogan gode però di una pregevole messa in scena, di qualche scena gore e non lesina su situazioni verbali e sessuali piuttosto spinte. Voto: 6.5

Mutant Tool: il più ingarbugliato dei tre segmenti, piuttosto inquietante anche se paga un eccessivo accumulo di tematiche e personaggi. Ci sarebbe stato materiale a sufficienza per un lungo ma anche in questo caso gli aspetti positivi sormontano quelli negativi. Innanzitutto è da apprezzare l'eccentricità con cui Andrew Parkinson, già autore dell'interessante "I, zombie", si propone, trattando le traversie di una prostituta ex tossicodipendente costretta ad una cura ordinata da un folle medico, il quale nasconde nei sotterranei della sua clinica un misterioso mutante iperdotato.
Inutile dire che il destino della donna e della creatura siano strettamente legati.
Bizzarro e saturo di intrighi, ci sono pure i riferimenti a presunti esperimenti nazisti, colpisce per ambientazione ed originalità tenendo sulla corda fino al drammatico epilogo. Voto 6.5

Bitch: il migliore del lotto è diretto da Simon Rumley (noto a ragione per "The life and the death" e Red white & blue"), per lui solito pregevole lavoro di regia e montaggio su pellicola artificiosamente rovinata stile "grindhouse" contraddistinta da una fotografia spesso tendente al rossastro o all'azzurro.
La storia denota maturità da parte dell'autore che gestisce con mano sicura le bizzarrie di una rapporto molto esclusivo tra un' insopportabile impiegata e il suo fidanzato, sottomesso ai capricci e alle perversioni della donna nella vita di tutti i giorni ed anche tra le lenzuola, dove agghindato con guinzaglio e maschera si tramuta in un cane al quale la compagna ne combina di ogni. Tutto però ha un limite e quando si oltrepassa una certa soglia anche la più mite delle bestie può ribellarsi. In mezz'ora Rumley definisce alla grande i caratteri in gioco con una serie di situazioni sempre più pesanti e confluenti in un finale dominato dalla splendida colonna sonora di Richard Chester e da una vendetta a dir poco feroce. Voto 7.5
Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  11/12/2012 10:30:28Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
mannaggia al clamorosos lapsus, il film di Rumley è ovviamente "The living and the dead"!!