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FUGA DI MEZZANOTTE regia di Alan Parker

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Spotify     8½ / 10  05/03/2016 00:29:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Accidenti che film! Sono rimasto assolutamente folgorato da questo dramma carcerario che ha fatto la storia sia del cinema in generale, sia, in maniera particolare, del suo genere, dove penso condivida il trono con l'altra pellicola carceraria per eccellenza che risponde al titolo di "Papillon". E' un'opera molto cruda, intensa e drammatica come non mai. La cosa che più di tutte fa pensare, è che tutte le atrocità e le ingiustizie che il nostro protagonista subisce, sono realmente accadute ad una persona reale, davvero una vicenda da brividi. Parker comunque si impegna per far apparire il tutto più verosimile possibile, e ci riesce dannatamente bene, non a caso è stato candidato all'oscar come miglior regista. Tutto perfetto, dal messaggio che traspare fino alla pura tecnica passando per una singolare atmosfera. Ma andiamo con ordine: il tema è ovviamente quello delle prigioni del medio oriente, le quali da sempre hanno la nomea di essere molto più dure di quelle europee, però il regista in questo caso si spinge oltre, e ci mostra come uno solo di questi posti sia un vero e proprio inferno. Ci fa provare pena, compassione per i detenuti che sono costantemente malmenati, picchiati e umiliati da secondini che incarnano la crudeltà stessa. In questi posti non si conosce la parola pietà, il minimo sbaglio si paga a caro, carissimo prezzo, e non importa chi sia la vittima, in quanto persino i ragazzini vengono sottoposti a torture indicibili. E non è tutto, ci sono infatti gli schizofrenici che sono tenuti in condizioni spaventose, situazioni che di certo non giovano alla loro, già danneggiata, mente. Guardando la pellicola, mi chiedevo quale fosse il vero cattivo tra l'intero corpo di carcerati o il capo-guardia Hamidou, e ogni volta che quest'ultimo faceva le sue comparse, muovendo la testa in quel caratteristico modo e compiva ciò che per lui era giusto, mi convincevo sempre più che il vero criminale era lui. Insomma, il director fa un'analisi del carcere turco e, generalmente di quello medio orientale, a 360°, non tralasciando il minimo particolare, cercando di essere il più possibile vicino alla realtà, riuscendoci, mostrandoci un luogo dove sadismo e violenza sono all'ordine del giorno. Anche la suddetta atmosfera aiuta molto a realizzare l'intento del regista, in quanto quest'ultimo crea davvero un clima claustrofobico e pieno di suspense: l'aria che si respira è davvero pesante, e ciò è dovuto in particolare a 3 elementi, i quali sono una fotografia sporca, riuscitissima nello stile, che evoca tutto il marcio presente nella prigione turca, inoltre da una continua sensazione di sudiciume che accompagna sempre i protagonisti. Andando al secondo elemento, esso è strettamente collegato alla fotografia, e quindi non può che essere la scenografia: realizzata magistralmente, il director ci introduce proprio dentro il carcere e ci mostra in che luogo luogo squallido, debbano vivere i detenuti. Stanze buie, lerciume ovunque, questa galera è senza dubbio rappresentata come uno dei posti che più incutono inquietudine nell'intero mondo della settima arte. E la bravura di Parker in tutto ciò, è quella di non farci avvertire minimamente che in realtà la prigione è solamente il Forte Sant'Elmo situato a La Valletta, questo per far capire quanto si è voluto andare vicini alla realtà. Il 3 elemento è secondo me, quello più importante di tutti, e cioè parlo dell'abilità del regista di trasmettere tutte le sofferenze mentali e fisiche di Hayes a noi spettatori, che guardiamo la pellicola. Davvero, ad un certo punto lo spettatore si sente come oppresso, e solo allora, capisce il realismo di queste scene che vedono protagonista il povero Billy. Direzione degli attori spaziale, tutti stracredibili e dotati di caratteri affascinanti e molto diversi fra loro. Il personaggio di Max ad esempio è sviluppato perfettamente, col regista che gli concede tantissimo spazio all'interno della storia. Lo rende molto versatile, in quanto in diverse situazioni è piuttosto buffo mentre in altre fa quasi commuovere, specie nell'ultima parte. Il ritmo è forsennato nonostante all'apparenza, dopo aver letto la trama, potrebbe non sembrare. 2 ore che volano via con una narrazione spedita ed esauriente che mostra senza se e senza ma, il progressivo deterioramento fisico e mentale di Hayes. Notevoli anche le scene di suspense, parecchie in tutta la pellicola, dove aiutano molto una fotografia che all'occorrenza si fa cupissima e una musica di fondo tetra e lugubre. Infatti è questo un'altro punto di forza di questo prodotto, tanto da guadagnarsi l'oscar, e vale a dire, la colonna sonora. Drammatica, travolgente e azzeccatissima. Eleva parecchio il grado già alto del film. Academy Awards sacrosanto. Il finale forse non è esattamente al livello di tutto il resto, un tantino sbrigativo, però comunque ci regala una sequenza tra Billy e Hamidou che è letteralmente mozzafiato per quanto cattiva e crudele. Il cast è mostruoso: Brad Davis è assurdo, non saprei bene come descrivere la sua interpretazione, posso solo dire, che probabilmente è una delle recitazioni più emotive che abbia mai visto. Non so se è meglio quando è un semplice detenuto o quando è rinchiuso nella zona per schizofrenici, per non parlare del discorso che fa davanti al giudice quando gli aumentano la pena. Espressioni di gran classe e esplicazione dei dialoghi impeccabile. Ingiustificabile la non candidatura all'oscar come miglior attore protagonista. Alto il livello di recitazione anche per Hurt, nel ruolo dello svampito e fuori di testa "Max". E' più reale che mai, da una caratterizzazione singolarissima al personaggio, non commettendo neanche una sbavatura. Gli sguardi da "strafumato" non hanno prezzo e l'interpretazione dei dialoghi è grandiosa. Da notare la presenza di diversi attori italiani, i quali svolgono degnamente il proprio lavoro. La sceneggiatura è imponente, densa e scritta da un vero professionista come Oliver Stone, che infatti vince l'oscar. Sviluppo dei personaggi esemplare, articolato e complesso, è uno dei punti forti dello screenplay. Dialoghi trascinanti, mai scontati, mai inutili, ma sempre giusti, toccanti, potenti e soprattutto intrisi di corpose venature socio-politiche. Impianto narrativo sublime, seguiamo man mano la discesa negli inferi del protagonista, ma il bello è che tutto ciò avviene con tantissimi colpi di scena e ribaltamenti di fronte che cambiano di continuo le carte in tavola. Poi l'attenzione alla storia è maniacale, tanto da sembrare una trama tutta partorita dalla mente di Stone.

Conclusione: capolavoro autentico, è una pellicola che ti prende subito e vorresti non finisse mai, contiene al suo interno fortissimi, e giustissimi messaggi di denuncia e tecnicamente è strepitosa. Questo è grande cinema.