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ARRIVEDERCI RAGAZZI regia di Louis Malle

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Invia una mail all'autore del commento Zazzauser     8½ / 10  29/11/2012 04:03:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Nel 1944 Malle aveva 12 anni, ed in una Francia occupata dai nazisti e devastata dai bombardamenti passava la sua tarda infanzia nel collegio di Fontainebleau, a poco più di 50 chilometri da Parigi. E' infatti dall'esperienza diretta che il regista ricava questa toccante storia sull'amicizia fra due bambini, l'agiato Julien Quentin ed il suo compagno Jean Bonnet, ebreo accolto in segreto per sfuggire alla persecuzione nazista. Il tema dell'Olocausto è stato affrontato più e più volte dal cinema, ma mai in modo così delicato ed intimista. Lo stile di Malle è elegante ma semplice ed evocativo, filtrato dal ricordo eppure così duro e impattante nell'illustrare con realismo gli effetti orribili del conflitto senza ricorrere alla benchè minima rappresentazione della violenza (neanche verbale).
L'approccio del regista, a distanza di 40 anni dagli eventi, è ancora puro ed incontaminato. Sono ancora gli occhi di quel bambino a raccontare, ed il collegio è ancora come un mondo a sé, con le sue dinamiche e le sue regole, appena sfiorato dalle atrocità della guerra mondiale; ad affiorare è ancora quella dimensione incantata ed irripetibile, che sta appena iniziando ad minata dai dubbi e dalle paure della prima adolescenza e soprattutto dalle difficoltà a comprendere l'essenza della "diversità" e le sue conseguenze.
Si rifugge la retorica e gli abusati stereotipi del cinema di genere, che tende troppo spesso a generalizzare sull'odio verso gli ebrei da parte delle famiglie agiate di "razza pura" (di cui fa parte lo stesso Julien) e sulla malvagità esclusiva dei tedeschi (in tal senso toccante la scena del ristorante).
Nessun sentimentalismo, nessuna sparatoria, nessuna aggressività: eppure mille piagnucolosi addii non varrebbero metà della forza che possiede quell' ultimo "Arrivederci, ragazzi".