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PROFUMO DI DONNA (1974) regia di Dino Risi

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ULTRAVIOLENCE78     8 / 10  13/06/2008 12:42:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Forse non si tratta di un capolavoro, ma è sicuramente un film profondo nonchè uno dei migliori di Dino Risi. Con una narrazione che alterna momenti di mesta amarezza ad altri ora venati di ironia frivola ora di sarcasmo nero, il regista romano ci racconta il viaggio di Fausto, un cieco capitano in pensione, in compagnia del giovane Ciccio. Entrambi rappresentano due diversi tipi di cecità: il primo non vede materialmente, ma nonostante il suo handicap conosce bene la realtà in virtù della sua esperienza; il secondo, invece, pur non essendo cieco, non è ancora in grado, in ragione della sua giovane età, di vedere al di là della superficie delle cose. I due viaggiatori, quindi, servono l’uno all’altro: Fausto ha bisogno di Ciccio per essere guidato nella deambulazione, mentre quest’ultimo trae giovamento dall’altro in virtù dei suoi insegnamenti di vita. Il percorso viene scandito attraverso tre fondamentali tappe. La prima, a Genova, dove Fausto decide di passare un po’ di tempo in compagnia di una prostituta: in quest’occasione Ciccio, pur non consumando, avrà il suo primo contatto con il “mondo del sesso”. L’altra è a Roma. Qui l’attempato capitano avrà modo di confrontarsi con il cugino prete e la sua religione: tra i due congiunti, quello a non vedere sembra paradossalmente il prete, il cui pensiero è obnubilato dall’ottusità di una dottrina religiosa che fallacemente pone il dolore dell’uomo come la fonte della sua redenzione, e che per questo viene irrisa da Fausto, al contrario uomo senza speranza e perso nella sua disillusione. A Napoli, infine, ci sarà il fatidico incontro di Fausto con la giovane e bella Sara, profondamente innamorata di lui, e con l’amico Vincenzo, anch’esso cieco, con il quale ha concertato un tragico piano. Quest’ultimo tuttavia fallisce: entrambi, frenati dalla paura, non riescono a porre in essere il loro intendimento. In essi, nonostante tutto, è prevalso l’istinto di continuare a vivere la loro vita che, quantunque drammaticamente segnata dalla cecità, è tuttavia rischiarata dall’effetto e dall’amicizia di chi sta loro vicino.
Letteralmente monumentale Vittorio Gassman, che nella sequenza conclusiva, a livello di pathos, tocca il punto più alto della sua “performance” recitativa.